Domenica 15 Giugno 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Gaza Pane e disperazione

La folla affamata assalta gli aiuti. Caos e spari di avvertimento. .

La folla affamata assalta gli aiuti. Caos e spari di avvertimento. .

La folla affamata assalta gli aiuti. Caos e spari di avvertimento. .

di Aldo BaquisTEL AVIV

Si è conclusa ieri nel caos più completo la prima giornata di distribuzione di aiuti umanitari da parte di una società privata statunitense dislocata nel sud della Striscia, con la protezione periferica dell’esercito israeliano. Per alcune ore, la consegna dei pacchi si è svolta in maniera ordinata in un’area recintata di Rafah. Ma verso la fine della giornata è sopraggiunta all’improvviso una folla di migliaia di persone – trattenuta per ore da Hamas sotto il sole, a forza, in posti di blocco disseminati nelle vicinanze – che ha invaso la zona di distribuzione, costringendo alla fuga lo staff dei contractors della società Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), mentre elicotteri militari sorvolavano la zona. Si sono uditi spari di avvertimento, colpi in aria per opera degli americani, ma non ci sono state vittime.

Queste scene – e altre simili – provenienti da Gaza contribuiscono ad accrescere l’esasperazione europea verso Israele. Ursula von der Leyen ha definito "odiosi" gli attacchi dell’aviazione contro edifici civili in cui sono rimaste uccise famiglie di sfollati. Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz è giunto alla conclusione che "è arrivato il momento di dire che non è più comprensibile quello che sta accadendo a Gaza". Pur riconoscendo le molte ragioni di Israele, ha aggiunto: "Siamo sconvolti dalla spaventosa sofferenza della popolazione civile".

Nell’analisi israeliana, la pressione militare da sola non basta a sconfiggere Hamas: occorre in parallelo privarlo di una delle sue armi principali, ovvero la gestione degli aiuti umanitari, che i suoi miliziani avrebbero spesso saccheggiato per poi rivenderli alla popolazione. Alla Ghf – una società registrata a Ginevra, dove però in apparenza non ha alcun ufficio – è stato chiesto di allestire quattro centri di distribuzione con la protezione dell’Idf: tre nel sud della Striscia e uno a el-Boureij, nella zona centrale.

Ieri, con l’apertura dei primi due centri, sono stati consegnati pacchi alimentari a 2.000 palestinesi. All’interno, secondo la Ghf, vi erano pasta, farina, tahina, riso, salsa di pomodoro, fave, tè e biscotti in quantità sufficiente a sfamare cinque persone per tre o quattro giorni.

Immediata la soddisfazione del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich (dirigente del partito Sionismo Religioso), che ha commentato su X: "È iniziata la distribuzione di aiuti da parte di una società americana ai civili palestinesi in modo tale da impedire a Hamas di impadronirsene. Ricordatevi queste immagini. È il punto di svolta che ci porterà alla vittoria e alla distruzione di Hamas".

Ma solo due ore dopo, le immagini provenienti dal terreno mostravano migliaia di palestinesi ridotti alla disperazione, impegnati a fare man bassa delle scatole rimaste sul terreno. In tutto, secondo la Ghf, sono stati distribuiti "8.000 pacchi equivalenti a 462.000 pasti".

Hamas, che in precedenza aveva chiesto invano alla popolazione di rifiutare "aiuti dal nemico", ha colto l’occasione per festeggiare i disordini. Ma, a quanto pare, Israele è determinato a portare avanti l’esperimento, nonostante le critiche rivolte alla Ghf da parte dell’Onu e di altre agenzie umanitarie, che insistono per l’apertura dei valichi e per l’ingresso di migliaia di tir.

Oggi, comunque, i centri della Ghf torneranno ad operare. A Washington, intanto, proseguono i contatti nel tentativo di trovare un’intesa per una tregua a Gaza di 60-70 giorni, che includa la liberazione in due scaglioni di ostaggi e prigionieri palestinesi. I mediatori USA, Whitkoff e Boehler, ostentano ottimismo, ma le posizioni restano distanti. Dietro le quinte, Trump insiste: la guerra a Gaza deve cessare il prima possibile.