
Gli Usa: stop alle armi in settimana. Ma nella Striscia si continua a morire. .
di Aldo BaquisTEL AVIVChiusa per il momento la partita in Iran, Donald Trump ha maturato la sensazione che anche una tregua fra Israele e Hamas a Gaza sia a portata di mano, "possibilmente la settimana prossima". E come in circostanze analoghe in passato è subito ripreso un carosello di iniziative: dal Qatar, secondo cui si è effettivamente "aperta una finestra di opportunità", all’Egitto che attende l’arrivo di una delegazione israeliana, a Gerusalemme che ha annunciato la partenza del ministro per le questioni strategiche Ron Dermer per Washington, dove è atteso dal consigliere Steve Witkoff.
Fonti vicine a Benjamin Netanyahu hanno detto che Trump vorrebbe legare una tregua a Gaza con progetti di più ampio respiro come l’estensione ad Arabia Saudita e Siria degli "Accordi di Abramo" fra Israele e Paesi arabi sunniti moderati. Ma per il momento, hanno aggiunto, sul versante di Hamas non ci sono progressi concreti perché quell’organizzazione insiste per ottenere garanzie sulla fine del conflitto e sul ritiro israeliano da Gaza. Un elemento di novità potrebbe scaturire dal canale diretto di comunicazione fra Usa e Hamas, gestito dal consigliere di Trump Bishara Bahbah.
Intanto sul terreno gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 62 persone durante la notte e fino a sabato: è l’aggiornamento fornito dagli operatori sanitari. Tre bambini e i loro genitori sono morti in un raid su un campo tendato a Muwasi, vicino alla città meridionale di Khan Younis. Sono stati colpiti mentre dormivano, hanno riferito i parenti.
Hamas ha perso ieri una figura di spicco quando l’aviazione israeliana ha bombardato un attendamento di sfollati a Gaza City in cui si trovava il comandante della sua "Accademia militare" Hakam al-Issa. Questi godeva di prestigio avendo combattuto contro gli americani in Afghanistan, contro i russi in Cecenia e contro gli israeliani in Libano. Ma nemmeno la sua eliminazione, secondo la radio militare, cambia la situazione perché Hamas ha dimostrato di sapere rimpiazzare velocemente i quadri organizzativi perduti.
In Israele monta intanto la protesta delle madri dei militari impegnati a Gaza, dopo la morte in un agguato di sette soldati. La madre di uno di questi ha detto che nell’ultima telefonata a casa il figlio le aveva confessato: "Siamo sfiniti, distrutti". Anche la prospettiva di un accordo parziale fra Israele e Hamas che preveda la liberazione a scaglioni dei 50 ostaggi (20 dei quali ancora vivi) è stata oggetto ieri a Tel Aviv di una dimostrazione di protesta. "L’esercito è stanco. Occorre concludere subito un accordo che metta fine alla guerra", hanno detto gli oratori.
Netanyahu vorrebbe recarsi a Washington al più presto possibile ("Non c’è tempo da perdere") per incontrare Trump. Ma il tribunale di Tel Aviv, dove si trova sotto processo per corruzione e frode, ha respinto la sua richiesta di annullare le udienze per le prossime due settimane.
Nel frattempo l’estrema destra del movimento dei coloni è impegnata a destabilizzare la situazione in Cisgiordania con "azioni punitive" all’interno di villaggi palestinesi. Nella notte di venerdì decine di facinorosi, ignorando il "riposo sabbatico", si sono scontrati in un avamposto illegale con unità dell’esercito cercando di investire i militari con automobili e lanciando contro di loro bottiglie Molotov. Un commando di coloni ha anche incendiato una stazione di polizia. Netanyahu ha condannato queste violenze ribadendo che "Israele è uno Stato di diritto" e assicurando che i responsabili saranno processati. "Si tratta di una minoranza esigua", ha aggiunto. Dall’opposizione gli è stato replicato che quegli estremisti ritengono di godere della tacita protezione del ministro della Difesa Israel Katz (che ha abolito gli "arresti amministrativi" nei loro confronti) e del ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir che avrebbe "dissuaso" la polizia israeliana in Cisgiordania dal perseguire gli ultras ebrei più violenti.