
Israele bombarda la Striscia. Dottoressa perde 9 dei suoi 10 figli. .
La fame e la sete usate come armi da guerra, gli aiuti che si perdono tra le macerie, i saccheggi, il caos. Mentre le agenzie umanitarie annunciano la catastrofe imminente nella Striscia di Gaza, arriva la notizia che forse ci siamo già, il fondo è stato toccato. C’è un video, verificato dalla Bbc e condiviso dal direttore del ministero della salute gestito da Hamas, in cui piccoli corpi ustionati vengono estratti da quel che resta di una casa a Khan Younis dopo il raid aereo israeliano di venerdì. Una macabra consuetudine ormai. Ma bisogna contarli per avere la misura dell’orrore: uno, due, otto. Non basta: nove. Bisogna disporli in ordine di età, il più grande aveva 12 anni, e ricondurli allo strazio della loro mamma, la pediatra Alaa al-Najjar, precipitata all’inferno dopo una telefonata mentre era al lavoro all’ospedale Nasser.
Sono 53.901 le persone uccise dall’ inizio guerra ma questi ultimi piccoli morti, fratelli, fanno la differenza: per la dottoressa e per il resto del mondo. Nove, tutti figli suoi. Nove su dieci perché solo il secondogenito di 11 anni, assieme al padre, è sopravvissuto all’attacco. Oltre la disperazione, oltre la possibilità di rimanere interi. Bisogna immaginare lo stato d’animo di Youssef Abu al-Rish, anche lui medico, mentre apre la porta della sala operatoria e vede la collega paralizzata con il cellulare all’orecchio. Lui che non sa quale consolazione portare, lei che non riesce nemmeno a piangere e si attacca all’unico rimasto: "È solo ferito, è vivo".
Hamas tramite Al Jazeera parla di un "orribile massacro che esprime la natura sadica dell’occupazione di Israele e lo spirito di vendetta che guida Netanyahu e la sua banda di assassini e mostri". La dottoressa rivive tutte e nove le gravidanze, come dicono succeda quando si muore. I colpi sono arrivati dal cielo pochi minuti dopo che suo marito l’aveva accompagnato al lavoro. Youssef al –Najjar, una parente, singhiozza nell’intervista all’agenzia di stampa Afp: "Basta, abbiate pietà di noi. Imploriamo tutti i Paesi, la comunità internazionale, il popolo, Hamas e tutte le fazioni di avere pietà di noi".
I nove fratellini morti inquadrano in maniera definitiva cosa sia diventata Gaza, mentre le Forze di Difesa Israeliane (Idf) dichiarano di avere colpito più di 100 obiettivi nelle ultime ventiquattro ore e il Ministero della Salute della Striscia rilancia precisando che almeno 74 persone sono state uccise nello stesso periodo. Per le strade solo scompiglio e confusione. Dopo undici settimane di blocco quasi totale i camion con il cibo arrivano a intermittenza e non bastano mai, ne servirebbero almeno 500-600 al giorno per sfamare 2,1 milioni di persone intrappolate nell’enclave palestinese, ma ne sono arrivati solo 115 in tre giorni e la gente esasperata assalta i forni. Si sopravvive con i biscotti energetici e le zuppe fatte raschiando il fondo dei barattoli di fagioli, la situazione è fuori controllo. A Deir al-Balah una carovana del Programma Alimentare Mondiale (WFP) è stata assalita durante il tragitto: cinque uomini hanno cercato di rubare i carichi di farina, dando il via a un conflitto a fuoco con le guardie di scorta. Subito dopo un drone israeliano ha colpito il gruppo con quattro missili uccidendo almeno sei uomini. E Israele continua a giustificare il blocco come una misura di pressione su Hamas perché liberi gli ostaggi ancora trattenuti, accusando la stessa organizzazione di rubare gli aiuti destinati alla popolazione civile. Chi passa la notte, non sa se vedrà la prossima.