Il gatto di Bucha, l'incredibile odissea di Max. Rapito dai russi, fugge e si salva

Portato per 300 chilometri in un blindato, quando arriva in Bielorussia scappa e gli animalisti di Gomel lo riportano dopo 80 giorni dalla sua padrona, profuga in Repubblica Ceca

Max, il gatto di Bucha

Max, il gatto di Bucha

Pensavano che rubare quel bel gatto fosse facile come prendere Kiev. Ma le truppe russe che hanno rapito Max, uno splendido Maine Coon di 8 anni dal pelo bianco-rossiccio, hanno infine capito che, come per Kiev, le loro aspettative sarebbero andate deluse. Max è fuggito e, grazie a dei volontari animalisti bielorussi, dopo una odissea di 80 giorni è tornato dalla sua famiglia, ora sfollata in Repubblica Ceca. La proprietaria del gatto, che si chiama Elena, lasciò in fretta e furia Bucha, con il figlio di un anno e mezzo, quando le truppe russe iniziarono ad avvicinarsi.

L'idea era di portare il bambino da parenti a Zhytomir e poi tornare a prender e il gatto e altre cose prima che arrivassero i russi. Ma le forze di Mosca fecero prima e il gatto rimase "oltre le linee". Per qualche giorno i vicini lo videro in zona ma fu impossibile prenderlo come aveva chiesto la sua padrona perché i russi si sistemarono, piazzando un blindato vicino l'ingresso e scavando anche una trincea in giardino, nella casa di Elena. Dopodiché i russi si sono ritirati da Bucha e per 38 giorni ed Elena è rimasta senza notizie sul suo gatto. E questo seppure fosse convinta, senza elementi razionali a supporto, che fosse ancora vivo.

E aveva ragione. Dopo 38 giorni ricevette una chiamata sul suo cellulare da un numero di Gomel. Una donna le racconto che il gatto, Max, era scappato da un blindato russo che aveva percorso 300 chilometri da Bucha a Gomel, e nel quale erano state stipate apparecchiature elettroniche ed elettrodomestici rubati nelle case di Bucha.

Il gatto era uno dei trofei. Ma Max, russi o meno, non era disposto a perdere la sua libertà facilmente. Così, non appena ha potuto, in Bielorussia è fuggito ed è stato salvato dalla gente di un villaggio, che l'ha portato a una organizzazione animalista bielorussa, che ha visto il nome e il numero di telefono del proprietario dul gatto stampati nella medaglietta con il simbolo di Batman che portava al collo.

Da qui si è arrivati alla chiamata e all'operazione salvataggio che è stata resa più complicata dal fatto che la padrona del gatto aveva lasciato l'Ucraina ed era profuga in Repubblica Ceca. Il gatto è stato curato, tosato (nel viaggio nel blindato il pelo era stato rovinato da una sostanza oleosa) e dotato di microchip e documenti. Dalla Bielorussia è stato portato in Polonia e da qui, sempre con volontari, è stato portato in Repubblica Ceca, dalla sua padrona Elena, che dopo 80 giorni l'ha potuto riabbracciare. Una storia minima, dal lieto fine.

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