Perché Putin in Moldavia potrebbe puntare anche sulla Gagauzia

Regione autonoma filorussa, con la Transnistria può servire da trampolino di lancio per un attacco a Odessa

Gagauzia, regione autonoma della Moldavia: la mappa

Gagauzia, regione autonoma della Moldavia: la mappa

7 maggio 2022 - Alzi la mano chi conosce la Gagauzia. Eppure questa regione autonoma della Moldavia può essere un importante ago della bilancia nella guerra che Putin e la Russia hanno intrapreso contro l’Ucraina, che confina con questo territorio già bessarabico a meno di 200 chilometri da Odessa. Potrebbe essere davvero un trampolino di lancio per le truppe russe nell’attacco alla principale città sul mare dell’Ucraina e per minare ancor più un’altra ex repubblica sovietica che guarda a ovest come la nazione che ha in Chisinau la sua capitale? I moldavi hanno paura che il conflitto ucraino possa esondare nei loro confini, che già devono sopportare all’interno un’altra repubblica che solo la Russia riconosce, la famigerata Transnistria, con la capitale Tiraspol crocevia del traffico di armi e droga e dove sono presenti almeno tremila soldati nella guarnigione di Mosca.

Trampolino per Odessa

Se Transnistria e Gagauzia si unissero potrebbero cambiare le sorti della guerra? Certo sarebbero una rampa di lancio per l’avanzata su Odessa, visto che anche la Gagauzia – 160mila abitanti circa, capitale Comrat – si definisce filorussa: la sua presidente Irina Vlah è una giurista di 48 anni ed è dichiaratamente filorussa. La sua etnia è autoctona: discendente dei turchi che hanno occupato la regione per molti secoli anche se ora i musulmani sono minoritari rispetto a cristiani ortodossi e anche ebrei. Nel governatorato della Gagauzia si parla una lingua autonoma, appunto il gagauzo, e ora molto meno il rumeno e il turco, ma cresce la popolazione che parla il russo, diventato nel frattempo lingua ufficiale. La Vlah fa parte per nomina del Consiglio dei ministri della Moldova; eletta per la prima volta al Parlamento con il Partito comunista, ha poi costituito un suo partito indipendente. C’è da dire che i gagauzi rappresentano il 3,5% della popolazione moldava, ma la posizione del territorio è indubbiamente strategica.

I governanti di questa regione non si sbilanciano sugli effetti della guerra, ma le manifestazioni di simpatia pro Putin sono pubbliche. "Nonostante questo – dice una fonte moldava che vuole rimanere anonima – non abbiamo paura di quello che loro pensano e non influiranno nelle nostre decisioni sulla politica internazionale. Sono i nostri zingari, mischiati con cittadini che vengono dalle zone più povere di Bulgaria e Romania. Non ci fanno paura”. Eppure la Vlah al consiglio di Chisinau non voterà mai per l’ingresso della Moldova nell’Unione Europea e tanto meno nella Nato, direzione che la parte più europeista del Paese sarebbe disposta a percorrere anche con il rischio che ciò possa costituire un altro stimolo a Putin per allargare la guerra.

La minaccia alla Nato 

Chi ha paura di un ingresso russo nella Moldova è la Romania: le sue frontiere sono quelle della Nato, se per caso scattasse qualche incidente qui, un conflitto con l’Occidente sarebbe ineluttabile. Se un conflitto che parte dalla Gagauzia sembra difficile, è certo che politicamente il desiderio di Mosca è che i gagauzi – con l’aiuto dei turchi intervenuti con importanti opere pubbliche – possano minare dall’interno il governo filo europeo guidato a Chisinau da Maia Sandu per arrivare a spodestarla a favore di un governo fantoccio, un po’ come Putin sperava accadesse a Kiev. La Sandu ha posto un primo paletto: ha negato alla Gagauzia un seggio nel Consiglio nazionale di sicurezza e continua a sostenere che non ci sarà nessun’altra concessione se non quella garantita dalla Costituzione del 1995. Ma allo stesso tempo chiede a Bruxelles un’accelerazione dell’ingresso nell’Unione.

Le pressioni della Transnistria 

La Moldova ha anche la questione della Transnistria che la tiene sulle spine, Repubblica come detto riconosciuta solo da Mosca alla stregua di Abkazia, Ossezia del Sud, Lugansk e Donetsk. Eppure in questi giorni di tensione e attentati 'strani', da Tiraspol il presidente Vadim Krasnoselski ha reagito dicendo che ora sta cercando il "riconoscimento pacifico" attraverso il tavolo dei negoziati dell'indipendenza della regione separatista moldava: "Quante volte mi sono chiesto se sarebbe preferibile il riconoscimento attraverso la guerra e lo spargimento di sangue o una vita pacifica senza essere riconosciuto dalla comunità internazionale? La risposta è ovvia. La Transnistria deve e sarà riconosciuta, ma pacificamente, al tavolo delle trattative, attraverso il dialogo. Il processo deve essere esclusivamente democratico, senza ostilità o perdite". Un modo per dire: agiremo dall’interno. E assieme alla Gagauzia – sostengono eminenti professori di politica internazionale – cercheremo, sembra dire Krasnoselski, uno sfaldamento della Moldova per portarla più facilmente nell’orbita russa. La Sandu ha paura, e spera che sia vero come affermano alcuni analisti che i giovani gagauzi hanno a cuore le sorti dell’Ucraina. Fino a quanto schierati contro la Russia non si sa. 

Georgia obiettivo di Putin?

L’altro pericolo è che la Russia punti a tornare all’attacco della Georgia una volta saldata la vicenda dell’Ucraina. Con il rischio sempre più vicino di una guerra perenne.