Mercoledì 24 Aprile 2024

Floyd, la grande marcia di Washington. "Un milione in piazza"

Spunta un altro video choc di un afroamericano morto dopo l'arresto. E tutto il mondo si mobilita al grido "Black lives matter". Casa Bianca blindata

Washington, la grande marcia contro il razzismo nel nome di Floyd (Ansa)

Washington, la grande marcia contro il razzismo nel nome di Floyd (Ansa)

Washington, 6 giugno 2020 - E' partita quella che si preannuncia come una delle manifestazioni più grandi della storia di Washington: gli organizzatori parlano di un milione di manifestanti, che si sono radunati in diversi punti  della città e poi hanno sfilato con cartelli e cori che chiedono giustizia per George Floyd e per tutti gli afroamericani morti per le violenze della polizia. In molti si sono riuniti davanti al Lincoln Memorial e a Lafayette Square, davanti una Casa Bianca blindata. Una curiosità: la gigantesca scritta 'Black lives matter' sulla strada che conduce alla Casa Bianca è visibile anche dal satellite: risulta dalle nuove immagini satellitari di Planet Labs che mostrano chiaramente il messaggio giallo brillante tra gli edifici grigi.

Numerosa la presenza di agenti. In corso cortei e proteste anche in altre città Usa, da Miami a Seattle, da Los Angeles a Philadelphia.

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Floyd, la protesta fa il giro del mondo

Da Londra a Sydney, da Tunisi a Seul, da Torino a Tokyo. Tutto il mondo si inginocchia, in un gesto ormai diventato il simbolo della protesta per la morte di George Floyd. Da un angolo all'altro del pianeta decine di migliaia di persone sono scese in piazza, sfidando il distanziamento sociale da Coronavirus. Con tanti cartelli e slogan, in tutte le lingue, ma con un solo messaggio: 'Voglio respirare'. A ricordo di quei terribili '8:46' minuti - simbolo diventato virale a livello globale anche sui social - in cui Floyd, immobilizzato a terra implorava di poter prendere aria mentre l'agende premeva il ginocchio sul suo collo.  La scritta "Black lives matter", il nome di Floyd scandito e l'impegno a sconfiggere le discriminazioni e le violenze in Australia hanno sfidato le regole anti-Covid, con le manifestazioni, da Sydney a Melbourne, che inizialmente erano state vietate dalle autorità.

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" E' ora di bruciare il razzismo istituzionale", è risuonato da un megafono a Londra tra la folla davanti al palazzo del parlamento inglese mentre raduni e cortei per chiedere "giustizia per tutti" si sono svolti in molte città della Francia. A Parigi, i manifestanti sono stati bloccati a poche decine di metri dall'Ambasciata degli USA, a place de la Concorde, da uno schieramento massiccio di polizia.  E mentre sit in e manifestazioni si svolgevano anche in Italia da Napoli a Torino e i giocatori dell'Atalanta si inginocchiavano durante l'allentamento, a Berlino le piazze urlavano "Nessuna giustizia, nessuna pace". "Vogliamo giustizia! Vogliamo respirare!" hanno gridato in centinaia anche a Tunisi mentre in Iraq 'Io voglio respirarè tradotto in arabo dilaga sui social.

Nella capitale della Corea del Sud i manifestanti si sono riuniti per il secondo giorno consecutivo. Indossando maschere e camicie nere, hanno sfilato, scortati dalla polizia, con decine di cartelli: 'George Floyd Rest in Peace', 'Koreans for Black Lives Matter'. In Belgio, a Gand, un busto di Leopoldo II, indicato come responsabile della morte e della mutilazione di milioni di congolesi, è stato vandalizzato con della vernice rossa e coperto con un cappuccio con la scritta iconica: "Non riesco a respirare".  Manifestazione pacifica anche a Tokyo. E mentre anche Bansky ha dedicato una sua opera a Floyd, pure in Sudafrica, Polonia, Portogallo, Olanda, Spagna ci sono state iniziative per protestare contro la sua barbara morte. Con un unico messaggio: 'Anche le vite nere contano'.

Video choc: un altro afroamericano morto

Intanto negli Usa ancora scossi dalla morte di George Floyd e dall'ondata di proteste con scontri e violenze, spunta un altro video choc sui metodi della polizia. Il New York Times ha infatti diffuso il filmato girato da una donna che ha assistito al brutale arresto di un 33enne afroamericano, Manuel Ellis, avvenuto il 3 marzo scorso a Tacoma, nello Stato di Washington. L'uomo è poi morto nei minuti successivi.

La donna si è fatta avanti per denunciare che gli agenti sono stati talmente violenti da spingerla ad urlare loro di "smettere di picchiarlo". Sara McDowell, che era in un'auto dietro gli poliziotti, ha riferito ieri al New York Times di aver visto Ellis avvicinarsi all'auto della polizia sul tardi la notte per quella che all'inizio pensava fosse una conversazione amichevole. La situazione però è cambiata improvvisamente, ha detto la donna, quando un agente ha aperto la portiera dell'auto e ha buttato a terra Ellis

Diverso il racconto della polizia, secondo cui è stato Ellis ad aggredire per primo gli agenti. McDowell, che ha ripreso parti dello scontro, sostiene invece che la violenza della risposta della polizia le era sembrata non provocata. In brevi video ripresi dalla signora McDowell, si vedono gli agenti prendere a pugni il 33enne mentre era a terra. In uno dei filmati, si sente la voce della donna che li chiama: "Fermi. Oh mio Dio, smettetela di colpirlo. Arrestatelo e basta". "Ero terrorizzata per la sua vita, onestamente. Il modo in cui l'hanno attaccato non aveva senso per me. Andai a casa e mi sentii male", ha dichiarato la donna. 

Stesso grido di Floyd: "Non respiro"

Ellis è morto nei minuti successivi al suo arresto dopo aver supplicato: "Non riesco a respirare". La donna ha spiegato di non essersi resa conto fino a questa settimana che il signor Ellis era morto in seguito a quello che aveva visto. Il medico legale della contea, Thomas Clark, ha stabilito come causa della morte "ipossia dovuta a immobilizzazione fisica", secondo una copia del rapporto fornito dall'avvocato di famiglia. Il medico ha concluso che la sua morte è stata un omicidio, ma ha anche detto che è improbabile che sia avvenuta solo per la costrizione fisica, spiegando che la vittima aveva in corso un'intossicazione da metanfetamine ed era cardiopatica. Nel referto viene sottolineato che l'uomo aveva una tale quantità di metamfetamina nel suo fisico da essere fatale anche se i paramedici inizialmente lo hanno trovato con un battito cardiaco normale. Allo stesso tempo, era vicino all'arresto respiratorio. 

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Il medico legale viene anche detto che è possibile che il fattore più importante della sua morte sia stata la privazione di ossigeno "come risultato della costrizione fisica e del posizionamento di una maschera sopra la bocca". Il rapporto di polizia diceva che gli agenti avevano messo un "cappuccio per sputi", dispositivo usato per impedire a qualcuno di sputare o mordere, sulla bocca di Ellis. 

La sindaca di Tacoma, Victoria Woodards, ha chiesto il licenziamento dei quattro agenti coinvolti e al procuratore di procedere rapidamente nei loro confronti.

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Rilasciati i due agenti di Buffalo

I due agenti della polizia di Buffalo accusati di aggressione nei confronti di un anziano nel corso delle proteste, sono comparsi in videoconferenza davanti al giudice Craig Hannah. I due, riporta la Cnn, si sono dichiarati non colpevoli e sono stati rilasciati senza cauzione. Una nuova udienza del procedimento è stata fissata per il 20 giugno. I due agenti, dopo l'episodio che li ha visti coinvolti, sono stati sospesi dal servizio.

 

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