Helsinki alza un muro al confine con Mosca: torna la cortina di ferro

Dalla Polonia all’Estonia, gli ex satelliti russi corrono ai ripari Putin bombarda ancora la centrale nucleare di Zaporizhzhia. L’agenzia europea: "Si gioca col fuoco e si rischia il disastro"

Roma, 21 novembre 2022 - Muri che crescono su territori che, 31 anni fa, in occasione della dissoluzione dell’Unione sovietica, erano battuti dal vento della speranza. L’Europa ha la sua nuova cortina di ferro, spostata più verso est, dove i Paesi che facevano parte dell’Urss o del patto di Varsavia sono riusciti a liberarsi dal giogo di Mosca e vedono la possibilità di tornare nella sua sfera di influenza come il peggiore dei loro incubi.

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Prosegue la controffensiva ucraina a est per riconquistare suoi territori
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Finlandia, ecco come sarà il muro al confine con la Russia

Dalle Repubbliche baltiche alla Polonia, passando per la stessa Ucraina, nel corso negli anni sono state erette barriere che hanno come scopo principale quello di disincentivare il transito dei migranti. Ma è impossibile non intravedere anche una netta linea di separazione fra due parti del mondo che sembrano destinate a una separazione inesorabile.

L’ultima, in ordine temporale, è stata la Finlandia. Helsinki ha annunciato che con il nuovo anno partirà la costruzione di una recinzione che ha il chiaro obiettivo di bloccare i russi che cercano di fuggire dal regime di Mosca. La barriera sarà lunga circa 200 chilometri e costerà 380 milioni di euro. Il Paese scandinavo in Unione Europea è quello che divide la frontiera più lunga con la Russia e, da quando l’Ucraina è stata invasa, rappresenta una delle destinazioni di preferenza di chi tenta la fuga al regime di Vladimir Putin.

La struttura sarà alta 3 metri, sormontata con il filo spinato, telecamere per la visione notturna, luci e alto parlanti. Un’immagine che ricorda il Muro per eccellenza, quello di Berlino e che riporta indietro le lancette della storia di decenni.

In realtà l’orologio aveva già iniziato a girare al contrario ancora prima dell’inizio del conflitto in Ucraina. I primi annunci per la costruzione di recinzioni divisorie con la Russia sono datati 2015. Di fatto i lavori sono iniziati anni dopo.

La prima è stata l’Estonia, che nel 2018 ha avviato i lavori nel 2018, con la motivazione di ‘difendere la frontiera esterna dell’area Shengen. Per fare apparire il progetto meno disumano, si parlò di ‘frontiera high tech’ con telecamere e sensori e minor uso di filo spinato. Ma sempre un muro resta.

Lettonia e Lituania non hanno perso tempo. La prima ha messo in sicurezza tutto il confine con la Russia, quasi 300 chilometri. La seconda, per sentirsi più tranquilla, ha eretto un muro con l’enclave di Kaliningrad a sud e con la Bielorussia a ovest, visto che il leader di Minsk, Aleksandr Lukashenko, viene considerato uno strumento nelle mani del Cremlino.

Anche la Polonia si è organizzata nello stesso modo. I lavori per separare il territorio nazionale dalla regione russa sono partiti lo scorso novembre e la recinzione sarà lunga oltre 200 chilometri. L’isolamento da Mosca e dall’alleato bielorusso, prima che scoppiasse il conflitto, eran in fase di realizzazione anche da parte dell’Ucraina. Kiev aveva iniziato a costruire una barriera con la Russia e c’è da scommettere che il progetto riprenderà dopo la fine del conflitto, in un nuovo mondo, sempre più diviso.