Lunedì 23 Giugno 2025
Giancarlo Ricci
Esteri

Fine dell’era Musk a Washington: scontri, tagli e polemiche con Trump

L’addio di Musk segna la fine di un esperimento che ha diviso l’America politica e rilancia il dibattito su come (e se) la logica dell’innovazione privata possa davvero cambiare la macchina dello Stato

Fine dell’era Musk a Washington: scontri, tagli e polemiche con Trump

Roma, 29 maggio 2025 – Elon Musk ha ufficialmente concluso il suo incarico come funzionario speciale del governo statunitense, segnando la fine di uno dei capitoli più discussi e controversi dell’amministrazione Trump. Il fondatore di Tesla e SpaceX, chiamato a guidare il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), ha salutato la Casa Bianca con parole di ringraziamento verso il presidente: “Vorrei ringraziare il presidente Trump per l’opportunità di ridurre gli sprechi,” ha dichiarato Musk, sottolineando che la missione di DOGE “diventerà sempre più parte integrante delle operazioni governative”.

Musk critica Trump, 'deluso dal disegno di legge di spesa'
Elon Musk esprime delusione per il disegno di legge di spesa di Trump, che aumenta il deficit e contraddice la spending review.

L’esperimento DOGE: rivoluzione o caos amministrativo?

L’arrivo di Musk a Washington era stato salutato come una rivoluzione: il suo mandato prevedeva il taglio della burocrazia, la riduzione delle agenzie federali e una spending review senza precedenti. In pochi mesi, Musk e il suo team hanno smantellato enti come USAID e avviato migliaia di licenziamenti, azioni che hanno generato un’ondata di contenziosi e proteste interne. La sua leadership, caratterizzata da un approccio “da uragano”, ha spesso scavalcato le tradizionali catene di comando, lasciando spiazzati persino i membri più vicini al presidente.

Un esempio emblematico: la decisione di inviare una mail a tutti i dipendenti federali chiedendo dettagli sul lavoro svolto la settimana precedente, senza consultare i vertici della Casa Bianca. Questo gesto ha creato confusione e tensioni tra i capi delle agenzie e il personale, costringendo l’Ufficio per la Gestione del Personale a intervenire per esentare lo staff presidenziale dall’iniziativa.

Contrasti interni e la rottura con Trump

Nonostante le dichiarazioni ufficiali di unità, le tensioni tra Musk e l’entourage di Trump sono cresciute rapidamente. Da un lato, alcuni funzionari hanno accolto con favore il suo ritmo serrato e la volontà di scardinare il sistema; dall’altro, molti hanno criticato la mancanza di coordinamento e la gestione percepita come fuori controllo.

I contrasti sono esplosi pubblicamente quando Musk ha espresso un giudizio durissimo sulla maxi-legge di spesa voluta dall’amministrazione, definendola un tradimento del lavoro di revisione dei conti portato avanti da DOGE: “Sono rimasto deluso dal vedere un disegno di legge di spesa così massiccio, che di fatto vanifica il lavoro fatto per ridurre il deficit,” ha detto in un’intervista a CBS News4. Musk ha sottolineato come la legge, ribattezzata da Trump “Big Beautiful Bill”, preveda sì tagli fiscali, ma anche un aumento del deficit stimato in 600 miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale.

Obiettivi mancati e accuse di “risparmi gonfiati”

Le ambizioni iniziali di Musk erano colossali: tagliare fino a 2.000 miliardi di dollari di spesa pubblica. Ma la realtà di Washington si è rivelata ben più ostica. Nel tempo, il target è stato ridotto drasticamente, prima a 1.000 miliardi, poi a 150 miliardi, fino a una cifra effettiva molto inferiore. Inoltre, un’inchiesta del Washington Post ha rivelato che DOGE avrebbe esagerato i risparmi effettivi per oltre 55 miliardi di dollari, includendo tra i “tagli” contratti già conclusi o risparmi minimi, e contando il valore massimo potenziale dei contratti invece di quanto effettivamente speso6. Queste rivelazioni hanno ulteriormente minato la credibilità dell’operazione e alimentato le critiche dell’opposizione.

Le conseguenze: un’eredità controversa

L’esperienza di Musk al governo si chiude con un bilancio ambiguo. Da un lato, ha impresso una scossa senza precedenti alla macchina federale, costringendo il sistema a confrontarsi con l’urgenza di una riforma strutturale. Dall’altro, il suo stile divisivo e la mancata sintonia con le logiche istituzionali hanno prodotto più conflitti che risultati tangibili. Il danno d’immagine per Tesla e le sue altre aziende, inoltre, non è stato trascurabile.

Musk ha già annunciato la volontà di tornare a concentrarsi sulle sue imprese, lasciando intendere che la politica non sarà più una sua priorità. Resta da vedere se il suo passaggio a Washington avrà effetti duraturi o se verrà ricordato come un esperimento fallito di “managerialismo” applicato alla cosa pubblica.