Giovedì 18 Aprile 2024

Fidel Castro, i tre Papi e il processo di distensione

Il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian è stato testimone diretto delle visite a Fidel Castro di Benedetto XVI e Papa Francesco. Ecco il suo racconto

Lo storico incontro tra papa Francesco e Fidel Castro

Lo storico incontro tra papa Francesco e Fidel Castro

Città del Vaticano, 27 novembre 2016 - “La visita di Giovanni Paolo II nel 1998 a Cuba ha aiutato l’evoluzione ancora in corso del Paese. Fu fondamentale perché diede il segnale di svolta in una storia difficile: l’isola castrista non ha certamente brillato per rispetto dei diritti umani. Ora Cuba vada fino in fondo nell’ aprire a una vera libertà religiosa”. Fidel Castro ha accolto nella sua Avana ben tre Pontefici. Nel 1998 Giovanni Paolo II, nel 2012 Benedetto XVI e l’anno scorso a settembre, papa Francesco. Di questi ultimi due viaggi che hanno contemplato due incontri privati tra il Lìder maximo e i Pontefici in visita, Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano, è stato testimone diretto.

Il leader comunista 'amico' di tre Papi

“Con Francesco – dice al Quotidiano nazionale – il colloquio è stato molto riservato ma sia con Bergoglio, sia con il suo predecessore Benedetto XVI si è trattato di due incontri abbastanza prolungati con un confronto su temi molto alti”.

C’è un filo comune in queste tre visite?

“La visita di Giovanni Paolo II ha confermato quello che la Chiesa a Cuba ha sempre cercato di fare, superare le difficoltà, stare accanto alla gente, in particolare la più umile e povera per aiutare la convivenza e il dialogo sia internamente, sia nei rapporti tra Cuba  e il mondo come sintetizzato dal suo celebre appello “Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”. Benedetto XVI e Francesco hanno continuato in questo solco, incoraggiando l’episcopato cubano e poi più in generale quello statunitense a cooperare per le aperture che oggi si stanno raggiungendo”.

A proposito di Fidel Castro l’Osservatore romano ha parlato di leader controverso. Perché?

“Il giudizio su Castro è lasciato evidentemente alla storia. Certamente è stato un personaggio molto controverso, al di là delle divisioni che tuttora restano non si può non convenire su questo ma in queste ore è importante sottolineare come sia i cattolici a Cuba, sia la Santa Sede vogliono guardare avanti, lascarsi indietro un passato anche doloroso per contribuire  alla rinascita del Paese. C’è un fatto in questo contesto che non va dimenticato”.

Quale?

“Il ritorno di Francesco a Cuba dopo la visita del settembre 2015, nel febbraio di quest’anno. E’ vero che si è trattato di uno scalo ‘tecnico’ per l’incontro storico con il patriarca russo Kyrill ma quest'ultimo viaggio del Papa è servito a sostenere l'impegno della Chiesa  a Cuba in dialogo con l'episcopato statunitense ed entrambi hanno aiutato il processo politico di distensione più generale. In questo senso c’è un parallelo con quanto fece Giovanni XXIII durante la crisi dei missili a Cuba nel ’62”.

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Che futuro si può prevedere per l’isola e per i cattolici cubani ormai ‘orfani’ di Fidel?

“E’ difficile da dirsi perchè non sembra che l’allontanamento di Fidel abbia prodotto mutamenti poi così radicali. Anche il fratello Raul ora si sta preparando, per ragioni di età, a lasciare il suo ruolo ma si immagina un processo lento. C'è da auspicare che tutto avvenga nel modo più agevole guardando al bene della gente. Di certo la Santa Sede non smetterà di sostenere la Chiesa di Cuba ma anche Cuba deve progredire realmente nell’assicurare una vera libertà religiosa”.

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