Roma, 29 giugno 2025 – “La maggioranza Ursula di fatto non esiste più sul piano politico”. Parola di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia e vicepresidente del partito dei Conservatori europei (Ecr). Che, anche alla luce delle tensioni crescenti tra popolari e socialisti, lavora a uno spostamento dell’asse della governance europea, proponendosi come pontiere tra il Ppe e le altre destre.

La convergenza tra Ppe e Ecr a partire da migranti e Green deal prelude a nuovi assetti?
“È quello a cui lavoriamo da inizio legislatura. Fin dalla campagna elettorale abbiamo individuato su questi due temi la possibilità di sinergie nuove col Ppe nel senso indicato dagli elettori un anno fa. Chiaro che i socialisti accusino i popolari di flirtare con la destra per impedire questo cambiamento e continuare a comandare senza aver vinto. Il nostro ruolo è esattamente il contrario: fare da ponte tra Ppe e destre per costruire maggioranze alternative sui singoli provvedimenti”.
Ad esempio?
“L’accanimento della commissaria socialista Teresa Ribera sui target della transizione green, che vanno a scapito di imprese e cittadini, non ha più i numeri e la sinistra deve prenderne atto. Anche sui temi dell’immigrazione il messaggio di Giorgia Meloni è sempre più condiviso non solo dal centrodestra, ma anche da governi socialisti come quello danese. Ci auguriamo che vengano rapidamente approvati provvedimenti giusti sui rimpatri e i Paesi terzi sicuri, volti a rendere effettive le espulsioni degli stranieri irregolari”.
Per il Ppe resta la discriminante europeista. Ciò non limita il rapporto con le destre patriottiche?
“Il nostro ragionamento parte dagli elettori di centrodestra. Dobbiamo far prevalere il rispetto del mandato elettorale, al netto di specificità e barriere nazionali”.
L’approccio, anche della Lega, a un tema come il riarmo non è però paradigmatico?
“Il riarmo divide trasversalmente sia le forze politiche che gli Stati membri. Lo vediamo anche a sinistra dalla posizione confusa del Pd che, evocando un esercito comune che non c’è, di fatto dice No. A destra ci sono invece partiti e di Paesi tradizionalmente legati al ruolo nella Nato, come i nostri amici polacchi, e altri che prediligono la difesa nazionale. Mentre noi siamo fautori di un forte pilastro europeo nella Nato”.
E il Pride di Budapest non pone problemi di compatibilità con la Ue di certe destre in tema di libertà, come dimostra l’intervento di von der Leyen?
“Leggo la vicenda diversamente. Secondo me ha fatto male von der Leyen a ingerire indebitamente riguardo a prerogative nazionali in tema di diritto di famiglia e a una legge che vuole proteggere i minori da messaggi sessuali aggressivi. Altra cosa è la manifestazione. Penso sia stato un errore tattico da parte di Orban dare fiato alla campagna della sinistra”.