Mercoledì 25 Giugno 2025
Aurélie Pugnet, Cesare Ceccato – Euractiv
Europa

I vertici militari Ue chiedono una revisione del rapporto con la Nato

In un documento i vertici dell’Eumc propongono una possibile revisione dell’accordo chiave con la Nato, noto come Berlin Plus

I paracadutisti italiani del 183mo Reggimento ?Nembo? della Brigata ?Folgore? impegnati in attività di pattugliamento nel sud del Kosovo.

I paracadutisti italiani del 183mo Reggimento ?Nembo? della Brigata ?Folgore? impegnati in attività di pattugliamento nel sud del Kosovo.

I principali consiglieri militari dell’Unione europea ritengono che sia giunto il momento di rivedere gli accordi di difesa con la NATO, alla luce dell’aumento delle spese militari e della crescente esigenza di autonomia strategica europea. Lo si legge in un documento interno del Comitato militare dell’UE (EUMC) visionato da Euractiv.

Nel documento, i vertici dell’EUMC – che riunisce i rappresentanti militari di tutti i 27 Stati membri – propongono “una possibile revisione” dell’accordo chiave con la NATO, noto come Berlin Plus, al fine di migliorare il coordinamento tra UE e Alleanza Atlantica in tempi di crisi e costruire una difesa europea più efficace.

L’EUMC è attualmente presieduto dal generale austriaco Robert Brieger, che passerà il testimone al generale irlandese Seán Clancy la prossima settimana.

I Paesi europei sono sottoposti a una forte pressione per ricostruire le proprie capacità militari, sia a causa della rinnovata minaccia russa a est, sia per via dello spostamento dell’attenzione strategica degli Stati Uniti lontano dall’Europa.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha accentuato ulteriormente questa pressione, poiché il presidente americano ha accusato gli alleati europei di “vivere alle spalle” della potenza militare statunitense.

Ripensare l’accordo Berlin Plus

Firmato nel 2003, l’accordo Berlin Plus stabilisce le condizioni per cui l’UE può utilizzare le risorse della NATO, comprese le strutture di comando e controllo. Tuttavia, tale utilizzo è subordinato all’approvazione della NATO, rendendo l’UE dipendente da decisioni che richiedono il consenso di tutti i membri dell’Alleanza.

Il documento dell’EUMC, intitolato “European Defence Readiness 2030 – EUMC Military-Strategic Cooperation”, elenca una serie di raccomandazioni per rafforzare la preparazione militare dell’UE. Tra queste, vi è l’idea che l’Europa debba definire chiaramente il proprio contributo alla deterrenza e alla difesa territoriale, anche per rafforzare la NATO stessa.

“Considerando il crescente spostamento strategico degli Stati Uniti verso la regione indo-pacifica e i ripetuti appelli a una ripartizione più equa degli oneri all’interno della NATO – che resta il pilastro della deterrenza e della difesa collettiva europea – l’Europa non può più dare per scontato il contributo statunitense alla sicurezza del continente”, si legge nel documento.

L’UE “deve quindi definire il proprio contributo alla deterrenza e alla difesa territoriale, contribuendo così anche a rafforzare la NATO”, prosegue la nota dei consiglieri militari.

Poiché le forze armate europee restano fortemente dipendenti dalla NATO e dagli asset statunitensi – in particolare per logistica e sistemi avanzati – le operazioni militari su larga scala da parte dell’UE richiederebbero comunque l’accesso a capacità collegate alla NATO.

L’accordo Berlin Plus è considerato un potenziale ostacolo a questo tipo di coordinamento, soprattutto nell’eventualità in cui l’UE decidesse di attivare la propria clausola di difesa reciproca prevista dall’articolo 42(7) del Trattato sull’Unione europea.

Una nota interna della NATO risalente agli anni 2010 spiega che l’accordo Berlin Plus “presuppone la disponibilità per l’UE, qualora la NATO non ne abbia bisogno, delle capacità e delle risorse comuni dell’Alleanza per operazioni condotte dall’UE”.

L’attuale nota consultiva dei vertici militari dell’UE non cita esplicitamente questo punto come motivo per modificare l’accordo. Tuttavia, i critici sostengono da tempo che il trattato attribuisca di fatto a ogni membro della NATO un potere di veto sull’utilizzo degli asset dell’Alleanza da parte dell’UE, permettendo a dissidi politici di bloccare le missioni europee.

Nei primi anni 2000, ad esempio, le riserve della Turchia nei confronti della missione di peacekeeping dell’UE in Macedonia ne ritardarono il dispiegamento di diversi mesi. Attualmente, è la NATO a svolgere il ruolo di quartier generale operativo per la missione militare dell’UE EUFOR in Bosnia-Erzegovina.

Clausola di assistenza reciproca

Negli ultimi tre anni, l’Unione europea ha stanziato ingenti fondi per l’acquisto congiunto di armamenti, l’aumento della capacità produttiva nel settore della difesa e la fornitura di armi all’Ucraina.

L’UE ha inoltre istituito una forza di dispiegamento rapido composta da 5.000 unità, sebbene l’attenzione verso operazioni militari al di fuori del continente europeo sia diminuita.

Ora i vertici militari dell’UE chiedono maggiore chiarezza su come dovrebbe funzionare la cooperazione in materia di difesa reciproca all’interno dell’Unione – in particolare in risposta a richieste d’aiuto ai sensi dell’articolo 42(7), la cosiddetta clausola di assistenza reciproca dei Trattati UE.

Finora, la Francia è l’unico Stato membro ad aver attivato la clausola, in seguito agli attacchi terroristici del 2015. La Finlandia, prima di aderire alla NATO, aveva indicato che avrebbe potuto invocarla dopo l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, ma alla fine non lo ha fatto.

Anche la Grecia ha evocato l’articolo 42(7) nell’ambito delle sue dispute territoriali con la Turchia, in particolare per quanto riguarda le acque del Mar Egeo.

Resta tuttavia incerto come l’UE dovrebbe procedere nel caso, finora mai verificatosi, in cui venissero attivati contemporaneamente sia l’articolo 42(7) del Trattato sull’Unione europea sia l’articolo 5 del Trattato NATO.

Per colmare questa lacuna, il Comitato militare dell’UE ha proposto l’istituzione di un “protocollo di crisi” tra NATO e UE, volto a chiarire ruoli, responsabilità e modalità di coordinamento in tali scenari.