Venerdì 11 Luglio 2025
Laurent Geslin, Cesare Ceccato – Euractiv
Europa

La Serbia in bilico tra Bruxelles e Mosca

Belgrado sta affrontando la reazione negativa del Cremlino per la fornitura di armi serbe all’Ucraina. Ma questo non rappresenta un riavvicinamento all’UE.

Serbia's President Aleksandar Vucic. (Photo by Ludovic MARIN / AFP)

Serbia's President Aleksandar Vucic. (Photo by Ludovic MARIN / AFP)

Mercoledì si è tenuto a Odessa il quarto vertice Ucraina–Europa sud-orientale. All’evento ha partecipato anche il presidente serbo Aleksandar Vučić – alla sua prima visita in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel 2022 –  che solo un mese prima, il 9 maggio, aveva partecipato alla parata del Giorno della Vittoria a Mosca, accanto a Vladimir Putin.

La visita di Vučić in Russia aveva destato le critiche di Bruxelles e di alcuni esponenti dei 27 Paesi membri per il rischio che tale iniziativa potesse compromettere il percorso di adesione della Serbia all’Unione. Questa volta, però, la ministra degli Esteri slovena Tanja Fajon ha adottato un tono più conciliante, suggerendo che la presenza di Vučić a Odessa potrebbe essere interpretata come un primo gesto di sostegno a Kyiv.

Nel colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Vučić ha sottolineato che la Serbia continuerà a rispettare il diritto internazionale, inclusa la “tutela dell’integrità territoriale dei Paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite”. Come ribadito anche dall’Ucraina che, come la Serbia, non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, autoproclamata nel febbraio 2008.

Ciononostante, Vučić si è rifiutato di firmare la dichiarazione finale del vertice, che “condanna fermamente” l’invasione russa dell’Ucraina – una scelta in linea con la tradizionale posizione della Serbia, che continua a non adottare le sanzioni dell’UE contro Mosca né a interrompere i collegamenti aerei diretti con la Russia.

I rapporti tra Serbia e Russia – tradizionalmente cordiali – si sono incrinati nelle ultime settimane. A fine aprile, il Servizio di intelligence esterna russo ha accusato aziende serbe del settore difesa di fornire munizioni all’Ucraina attraverso Paesi legati alla NATO come Cechia, Polonia, Bulgaria, oltre ad alcuni – non meglio specificati – Stati africani, definendo il gesto una “coltellata alle spalle”.

Armi serbe erano già comparse nei conflitti in Libia, Siria e nella regione del Sahel. Munizioni usate dalle truppe ucraine, comprese le granate G-2000 per i lanciarazzi Grad di produzione sovietica, sono state ricondotte alla Serbia.

Un’inchiesta del Financial Times di giugno 2024 ha stimato che la Serbia abbia esportato munizioni per un valore di 800 milioni di euro verso Paesi terzi dall’inizio dell’invasione russa nel 2022. “Abbiamo firmato molti contratti con americani, spagnoli, cechi, altri. Cosa ne facciano alla fine non è affar nostro”, ha dichiarato Vučić all’epoca.

Secondo i dati raccolti nell’ambito del Trattato sul commercio delle armi, nel 2024 la Serbia ha esportato ufficialmente oltre 6.000 sistemi d’artiglieria di grosso calibro alla Bulgaria e più di 1.700 agli Stati Uniti – nonostante il fatto che le forze armate americane non utilizzino equipaggiamenti compatibili con i vecchi sistemi sovietici.

“Le aziende serbe che producono proiettili d’artiglieria hanno attraversato gravi difficoltà economiche, ma hanno notevolmente aumentato i propri ricavi grazie alle vendite all’estero”, ha spiegato Katarina Djokić, ricercatrice presso lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), a Euractiv.

“La loro produzione non è destinata esclusivamente a Kyiv, ma le nuove fonti di reddito potrebbero dare un’indicazione delle esportazioni che finiscono poi per arrivare sul suolo ucraino”, ha aggiunto.

Questo raffreddamento nei rapporti con Mosca segnala forse un avvicinamento all’UE? Gli esperti sono scettici. Un cambiamento simbolico è avvenuto in aprile, quando Aleksandar Vulin – figura notoriamente filorussa, presente a vario titolo in ogni governo Vučić fin dal 2013 e insignito dell’Ordine dell’Amicizia da Putin nel gennaio 2024 – è stato escluso dal rimpasto di governo.

Da parte sua, Bruxelles ha evitato di irritare Vučić: non ha sostenuto il movimento di protesta in Serbia e, il 4 giugno, ha inserito il controverso progetto di estrazione del litio nella valle di Jadar nella lista dei progetti strategici dei paesi extra-UE – nonostante la forte opposizione a livello locale.

“Il regime di Vučić è e resterà sempre più vicino al Cremlino che alle capitali europee, e la cooperazione tra i servizi di sicurezza serbi e russi resta molto solida”, ha dichiarato Igor Bandović, direttore del Centro per la politica di sicurezza di Belgrado. “La dichiarazione dell’SVR è stato un avvertimento, ma Putin sa che i Balcani sono cruciali nel caso in cui volesse davvero destabilizzare l’Unione europea.”

La longevità politica di Vučić testimonia la sua abilità nel bilanciare gli interessi occidentali e russi a vantaggio della Serbia. E i leader europei – in particolare il presidente francese Emmanuel Macron, che ha cercato di conquistare Belgrado offrendo jet da combattimento francesi – potrebbero scoprire che Vučić è e resta, soprattutto, un opportunista politico.