
Kaja Kallas, alto rappresentante dell'UE per gli Affari Esteri e la Sicurezza
Il contingente, forte di circa 5.000 uomini, denominato Capacità di dispiegamento rapido dell’UE (RDC), ha raggiunto la piena operatività all’inizio dell’anno, come ha appreso Euractiv a gennaio, in linea con quanto previsto inizialmente.
La mancanza di un accordo politico sulle modalità di dispiegamento delle truppe – la prima forza militare di risposta UE alle crisi – aveva temporaneamente congelato la situazione poiché il dispiegamento è soggetto all’approvazione politica unanime dei 27 Stati membri, notoriamente difficile da ottenere.
Kaja Kallas, alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Sicurezza, ha annunciato ora che la forza RDC dell’UE è operativa, dopo una riunione con i ministri della Difesa e degli Esteri di tutti i Paesi dell’UE.
“Questo permetterà all’Europa di agire più rapidamente quando scoppiano le crisi”, ha dichiarato Kallas ai giornalisti.
Dichiarare l’RDC “operativo” non significa che le truppe dell’UE saranno ora dispiegate all’estero. I governi dei 27 dovranno ancora concordare la decisione di inviare il contingente, qualora ne ravvisino la necessità in un caso specifico di crisi.
I piani per l’invio della forza sono stati definiti nella strategia militare dell’UE per il 2022, la Strategy Compass, sulla scia dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia.
A complemento delle forze armate esistenti degli Stati membri e delle unità della NATO, i 5.000 soldati in stand-by possono essere dispiegati dall’UE per operazioni di salvataggio ed evacuazione in aree di conflitto all’estero. La RDC potrebbe anche essere incaricata di fornire aiuti umanitari e soccorsi in caso di disastri.
Sebbene l’invio della RDC in Ucraina per imporre un eventuale cessate il fuoco appaia come la scelta più ovvia per alcuni, rimane un’opzione molto controversa.
Alcuni Paesi dell’UE si sono fermamente opposti all’invio di personale militare dell’Unione in Ucraina.