
Una manifestazione di agricoltori polacchi (Ansa)
Dal 6 giugno, Ucraina e Unione europea torneranno al regime prebellico di quote tariffarie sulle esportazioni agricole, in seguito alla decisione degli Stati membri di non prorogare il regime di libero scambio introdotto dopo l’invasione russa. La mossa rischia di colpire duramente l’economia ucraina, secondo Kiev.
Il portavoce della Commissione europea per l’Agricoltura, Balazs Ujvari, ha confermato che la maggioranza dei Paesi UE ha approvato le “misure transitorie” proposte dalla Commissione durante una riunione giovedì mattina.
Ujvari ha precisato che non si tratta di una proroga delle Autonomous Trade Measures (ATM), introdotte nel 2022 per consentire all’Ucraina di esportare senza dazi verso l’UE, ma di un passaggio temporaneo in vista di un futuro accordo commerciale stabile. Si tornerà così al regime previsto dall’accordo di libero scambio del 2017.
Poiché la reintroduzione delle quote avverrà a metà anno, le quantità saranno adeguate proporzionalmente – ovvero solo i 7/12 dei volumi annuali saranno disponibili da giugno a dicembre.
Per l’Ucraina, però, la fine del regime senza dazi rappresenta un colpo durissimo.
Il presidente della commissione parlamentare ucraina per gli Affari economici, Dmytro Natalukha, ha dichiarato a Euractiv.com che l’impatto stimato della misura potrebbe superare i 3 miliardi di euro – una cifra pari a circa il 70% della crescita economica prevista per il 2025.
La Commissione UE ha tuttavia messo in dubbio questa stima. Leon Delvaux, alto funzionario della DG TRADE, ha recentemente affermato che il valore reale delle ATM si avvicina più a 1,5 miliardi di euro.
Natalukha ha accusato Bruxelles di non aver rispettato l’impegno, assunto lo scorso anno, a sostituire il regime straordinario con un accordo strutturale a lungo termine. “Non solo questa promessa non è stata mantenuta, ma sembra che non ci sia nemmeno un’iniziativa in corso,” ha affermato.
Tra economia e politica
La revoca delle agevolazioni giunge in un momento in cui l’economia ucraina è sotto pressione.
Secondo Natalukha, i due pilastri economici del Paese – l’agricoltura e la siderurgia – sono entrambi in difficoltà. Nelle ultime settimane, pesanti combattimenti si sono concentrati attorno alla miniera di carbone di Pokrovsk, fondamentale per la produzione siderurgica ucraina.
“Di fatto, l’eliminazione dei benefici commerciali senza un’alternativa indebolisce il nostro secondo pilastro economico”, ha dichiarato.
Dietro lo stallo nelle trattative sembrano esserci ragioni politiche. Martedì, il premier polacco Donald Tusk ha ammesso in Parlamento di aver esercitato pressioni per porre fine ai benefici commerciali concessi a Kiev.
La decisione arriva a pochi giorni dal secondo turno delle elezioni presidenziali in Polonia, previsto per il primo giugno, in cui il centrodestra europeista e la destra nazionalista si contendono l’elettorato, incluso quello agricolo.
Natalukha ha riconosciuto che alcune esportazioni agricole ucraine generano preoccupazioni nei Paesi UE confinanti, ma si è detto disponibile a trovare soluzioni bilanciate: “Comprendiamo il problema. Definiamo insieme quali prodotti sono sensibili e costruiamo un piano prevedibile di liberalizzazione commerciale”.