
Un caccia F-16 in decollo
Roma, 5 maggio 2025 – Il velivolo, parte dell’impegnativa transizione strategica delle forze armate bulgare verso capacità difensive conformi agli standard NATO, è arrivato dagli Stati Uniti solo un mese fa. Il problema è stato subito strumentalizzato da alcuni esponenti politici di spicco, accendendo una controversia istituzionale sullo stato operativo dell’aereo e sulla sicurezza dei sistemi militari sensibili.
Richiesta di chiarimenti dal parlamento
Alcuni parlamentari hanno richiesto un’audizione formale per avere chiarimenti sia dal ministro della Difesa Atanas Zapryanov che dai vertici dell’intelligence militare e civile. Il Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza, presieduto da Atanas Atanasov, ha chiesto l’apertura di un’indagine parlamentare su “possibili accessi non autorizzati da parte di entità ostili a informazioni classificate” e su un “potenziale sabotaggio mirato all’integrazione formale del velivolo nelle Forze aeree bulgare.”
Polemica politica e dichiarazioni ufficiali
La polemica è esplosa dopo le dichiarazioni dell’ex primo ministro e leader del partito GERB Boyko Borissov, che ha riportato presunti commenti informali del presidente Rumen Radev secondo cui il jet “non vola”. Borissov ha inoltre chiesto le dimissioni del comandante dell’Aeronautica, il generale Nikolay Rusev – noto per i suoi stretti legami con Radev – qualora le affermazioni risultassero fondate.
Nel tentativo di stemperare le tensioni, il ministro Zapryanov ha categoricamente smentito ogni ipotesi di sabotaggio: “Non c’è alcun sabotaggio dell’F-16. Basta con gli attacchi politici. I piloti e le squadre bulgare sono dei professionisti”, ha dichiarato dopo un incontro con il personale della base aerea, affiancato da Rusev e dal Capo della Difesa, ammiraglio Emil Eftimov.
Dettagli tecnici e azioni correttive
Zapryanov ha chiarito che si tratta di un guasto ai sistemi hardware dell’aereo, rilevato dal pilota americano durante la consegna. Il difetto, ha aggiunto, sarà risolto direttamente dalla ditta produttrice, la Lockheed Martin, e che l’aereo rimarrà sotto la supervisione tecnica degli specialisti statunitensi per i prossimi tre anni.
“Un problema tecnico di routine è stato trasformato in un dramma di politica interna ed estera”, ha commentato Zapryanov, avvertendo che la strumentalizzazione politica dell’incidente rischia di minare la fiducia dell’opinione pubblica nella transizione militare euro-atlantica della Bulgaria.
Sebbene al momento non vi siano prove di sabotaggi stranieri, l’episodio mette in luce la crescente sensibilità riguardo agli approvvigionamenti militari e alla cybersicurezza di uno degli ultimi Paesi ad essere entrato nella NATO, in un contesto di instabilità regionale e di crescente pressione ibrida da parte della Russia.