
Il Primo Ministro danese Mette Frederiksen
La Polonia, che ha sostenuto un accesso più rapido per i pazienti europei ai farmaci innovativi, si prepara a concludere il suo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, passando il testimone alla Danimarca, notoriamente più vicina all’industria farmaceutica. Una transizione che potrebbe sollevare dubbi sulla sua neutralità come mediatrice.
Durante il semestre di presidenza, Varsavia ha spinto con forza per una riforma della normativa farmaceutica europea che riducesse i monopoli sulla protezione dei dati, accelerando così l’arrivo sul mercato di versioni generiche più economiche dei farmaci.
Tuttavia, i negoziati sulla legislazione farmaceutica dell’UE – nota come “pacchetto farmaceutico” – si sono rivelati complessi, soprattutto per la resistenza di Stati membri con forti industrie farmaceutiche innovative come Danimarca, Svezia, Francia e Germania.
A inizio giugno, le grandi lobby farmaceutiche hanno infine prevalso: l’UE ha approvato una proposta rivista che estende i periodi di protezione dei dati rispetto al piano iniziale della Commissione.
Ora che il dossier passerà alla presidenza danese da luglio, Copenaghen dovrà tentare di raggiungere un accordo con il Parlamento europeo, che insiste su un maggiore equilibrio tra innovazione e accesso per i pazienti.
Per ora le aziende farmaceutiche non si esprimono
Per il momento, le lobby farmaceutiche – che si erano espresse duramente contro l’accordo del Consiglio per l’indebolimento delle tutele sulla proprietà intellettuale – mantengono il riserbo su cosa aspettarsi dalla presidenza danese.
Un portavoce della European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA), la principale lobby dell’industria farmaceutica in Europa guidata da Lars Fruergaard Jørgensen, CEO dell’azienda danese Novo Nordisk, ha dichiarato a Euractiv che l’obiettivo è “sostenere un ambiente favorevole all’innovazione medica e al miglioramento dell’accesso dei pazienti in Europa”.
Anche Adrian van den Hoven, direttore dell’associazione dell’industria dei generici Medicines for Europe, ha mantenuto un tono diplomatico, auspicando un compromesso che tenga conto sia dell’industria innovativa che di quella dei generici.
“Crediamo che la presidenza danese porterà avanti il mandato ottenuto sotto la presidenza polacca”, ha dichiarato, fiducioso che i danesi sappiano “non lasciarsi condizionare dai propri interessi nazionali”.
Il fattore “Novo”
Ma gli interessi nazionali della Danimarca sono significativi. Il Paese ospita la sede della Novo Nordisk – produttrice del celebre farmaco Ozempic – e l’industria farmaceutica rappresenta una parte fondamentale della sua economia: nel solo 2024, ha esportato prodotti per un valore di circa 18,2 miliardi di euro.
Inoltre, l’industria danese è sotto pressione geopolitica da parte degli Stati Uniti, e il prezzo delle azioni di Novo Nordisk è sceso rispetto allo scorso anno – spingendo il CEO Jørgensen a dimettersi dopo un lungo mandato.
La Danimarca si è già opposta in passato a restrizioni sulle protezioni per il settore. Nel 2023, ha diffuso un “non paper” agli altri Paesi membri per esprimere “profonda preoccupazione” verso l’ipotesi di ridurre i monopoli sulla protezione dei dati.
E il focus sul settore innovativo potrebbe aumentare ulteriormente: a settembre, la presidenza danese ha in programma un evento con Novo Nordisk e altre aziende come Takeda per discutere delle malattie rare – ambito in cui i trattamenti sono spesso estremamente costosi.
Uno sguardo più ampio
Per Jaime Manzano, responsabile advocacy dell’organizzazione spagnola per la trasparenza farmaceutica Salud por Derecho, non è tanto importante se il dossier sia in mano alla Polonia o alla Danimarca.
Quello che conta davvero è che le istituzioni europee sembrano sempre più attente alle richieste dell’industria farmaceutica. Secondo Manzano, l’accordo in Consiglio rappresenta “un’occasione mancata” per negoziare una riduzione significativa dei monopoli sulla protezione dei dati.
A questo si aggiunge la crescente pressione dei CEO delle aziende farmaceutiche sulla Commissione, con minacce di trasferire la produzione negli Stati Uniti in risposta a possibili dazi. In questo contesto, i diplomatici europei si dicono determinati a chiudere rapidamente l’accordo sul pacchetto farmaceutico per incentivare la produzione in Europa.
Anche la Danimarca sembra voler accelerare i tempi per garantirsi vantaggi per il proprio settore. A luglio sono già previsti nuovi colloqui tecnici e, secondo una fonte parlamentare citata da Euractiv.com, la presidenza vuole “portare avanti l’agenda senza perdere un minuto”.
Il programma di lavoro più recente della presidenza danese mostra chiaramente l’intenzione di concludere i negoziati entro la fine del semestre.
Alla domanda di Euractiv su come procedano i lavori, un portavoce danese presso il Consiglio si è limitato a rispondere che si tratta di un “work in progress”.