
Bidzina Ivanishvili
L’ufficio georgiano sui rapporti euro-atlantici, situato in uno storico edificio nella centralissima Freedom Square di Tbilisi, ha chiuso ufficialmente i battenti mercoledì 4 giugno, dopo oltre due decenni di attività.
La direttrice, Tamara Tsuleiskiri, ha dichiarato che le sue funzioni verranno formalmente “trasferite” all’apparato centrale del ministero degli Esteri, nell’ambito di una “riorganizzazione” degli uffici statali. La direzione del centro non ha risposto alla richiesta di un commento da parte di Euractiv.
Secondo alcune organizzazioni della società civile, il centro aveva già rallentato la propria attività nell’ultimo anno, sospendendo iniziative di advocacy e promozione pubblica.
La Georgia è candidata all’adesione all’UE dal 2023, mentre la NATO aveva dichiarato nel 2008 che Tbilisi avrebbe potuto entrare a far parte dell’alleanza militare in un futuro un po’ più lontano.
Interpellata sulla chiusura, un portavoce della Commissione ha affermato che è solo l’ultimo degli ormai numerosi “passi nella direzione sbagliata”.
“Osserviamo inoltre che la chiusura annunciata coincide con altre misure adottate dalle autorità georgiane per limitare il coinvolgimento con l’Ue, compresa la riorganizzazione in corso del ministero degli Esteri e i licenziamenti segnalati di numerosi suoi dipendenti”, ha dichiarato a Euractiv Anitta Hipper, portavoce per gli Affari esteri dell’Ue.
Dalla vittoria elettorale del partito Sogno Georgiano del ricco magnate Bidzina Ivanishvili, alle elezioni parlamentari di ottobre e in seguito alle proteste di massa contro il governo, le basi della democrazia nel Paese sono a rischio, vista anche la sospensione del processo di adesione all’UE, rimandato al 2028.
Bruxelles ha reagito minacciando “conseguenze” e ha di fatto congelato il cammino della Georgia verso l’adesione. Tra le misure che l’UE continuerà a valutare vi sono l’abbassamento del livello dei contatti politici, il taglio degli aiuti diretti alle autorità georgiane e la sospensione del regime di esenzione dal visto per i diplomatici georgiani e le loro famiglie, ha spiegato Hipper.
I ministri degli Esteri dell’Ue discuteranno del deterioramento della situazione in Georgia durante il loro incontro del 23 giugno a Bruxelles.
Bidzina Ivanishvili, leader de facto della Georgia, ha dichiarato che Ue e Nato sono entrambe governate da un “partito globale della guerra” intenzionato a provocare un cambio di governo nel Paese e a trascinarlo in una guerra con la Russia per l’Ucraina.
“È da tempo che la strategia del Georgian Dream consiste nel recidere gradualmente i legami istituzionali e simbolici della Georgia con l’Occidente”, ha dichiarato George Melashvili, direttore dell’Europe-Georgia Institute.
“Dallo smantellamento del ministero per l’integrazione europea fino all’eliminazione del centro d’informazione su Nato e Ue, ogni mossa deve essere letta come un segnale all’Occidente che Sogno Georgiano sta allontanando la Georgia dal percorso euro-atlantico”, ha aggiunto Melashvili.
Allo stesso tempo, secondo Melashvili, il governo di Sogno Georgiano “intensificherà la propaganda anti-occidentale, promuoverà la Cina come modello ideale e si dedicherà a un sistematico gaslighting della popolazione per confonderla e demoralizzarla”.