Lunedì 23 Giugno 2025
Thomas Mangin, Cesare Ceccato – Euractiv
Europa

Bruxelles chiede ai commissari UE di non partecipare al Pride di Budapest per timore di ritorsioni da parte di Orbán

La Commissione UE, su indicazione dell’ufficio von der Leyen, ha sconsigliato ai commissari di partecipare al Pride di Budapest per evitare tensioni con Orbán.

La Commissione UE, su indicazione dell’ufficio von der Leyen, ha sconsigliato ai commissari di partecipare al Pride di Budapest per evitare tensioni con Orbán

La Commissione UE, su indicazione dell’ufficio von der Leyen, ha sconsigliato ai commissari di partecipare al Pride di Budapest per evitare tensioni con Orbán

L’ufficio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha consigliato ai commissari europei di evitare la partecipazione al Pride di Budapest del prossimo 28 giugno, per non “provocare” il governo ungherese di Viktor Orbán. Lo riferiscono diverse fonti a Euractiv.com.

La raccomandazione, trasmessa informalmente agli altri gabinetti, invita i membri dell’esecutivo europeo a non recarsi alla più importante manifestazione LGBTQ dell’Ungheria. Gli organizzatori hanno comunque intenzione di procedere con l’evento, nonostante il Parlamento ungherese abbia approvato a metà marzo una legge che vieta le marce del Pride e autorizza l’uso del riconoscimento facciale per identificare chi partecipa o organizza tali eventi.

“Il gabinetto di von der Leyen è stato piuttosto chiaro: non vuole vedere nessuno al Pride. I commissari non vogliono creare tensioni interne”, ha spiegato a Euractiv una fonte informata dei colloqui. Un’altra fonte ha aggiunto: “La logica è che non dobbiamo andare a provocare Orbán a casa sua”. Preoccupazioni circolano anche all’interno del Berlaymont, sede della Commissione, circa un possibile uso propagandistico da parte del governo ungherese della visita dei commissari.

“L’argomento è che Budapest potrebbe strumentalizzare la presenza, dicendo: ecco, ancora una volta le élite scollegate di Bruxelles che vengono a darci lezioni morali”, ha spiegato la fonte.

Il ruolo di commissario per l’Uguaglianza è stato istituito nel 2019 ed è oggi ricoperto dalla belga Hadja Lahbib, che ha criticato apertamente la nuova legge ungherese. Lo scorso 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, von der Leyen aveva pubblicato un messaggio sui social: “Siate orgogliosi. Orgogliosi di chi amate. Orgogliosi di chi siete. Orgogliosi di chi state diventando. Perché il vostro percorso è la vostra forza. Ricordate sempre: l’Europa è vostra alleata. Io sono vostra alleata. Questa settimana e ogni settimana. Siate orgogliosi. Sempre”.

Un portavoce della Commissione ha ribadito che von der Leyen sostiene con forza l’idea di una “Unione dell’Uguaglianza” e ha annunciato una nuova strategia per l’uguaglianza LGBTIQ prevista per la fine dell’anno. Tuttavia, non ha risposto alla domanda se la presidente avesse effettivamente incoraggiato i commissari a disertare il Pride di Budapest.

Parlando in forma anonima, un commissario europeo di centrodestra ha confermato a Euractiv di non aver ricevuto una comunicazione diretta da von der Leyen, ma ha attribuito la sua mossa a un “effetto Trump”. “Sono positivamente sorpreso che l’abbia fatto, ma avrebbe dovuto farlo molto prima”, ha detto.

La sinistra accusa la Commissione di “pinkwashing”

La rappresentanza della Commissione a Budapest ha dichiarato di non aver ricevuto conferme circa la partecipazione di commissari alla marcia di giugno. Alcuni eurodeputati, in particolare del gruppo Renew Europe, e rappresentanti di governi nazionali hanno invece già annunciato la loro presenza.

Al Pride di Bruxelles, all’inizio del mese, la presidente del Pride di Budapest, Viktória Radványi, ha accusato la Commissione europea di complicità con la repressione delle comunità LGBTQ in Ungheria. “È estremamente preoccupante che la Commissione non abbia preso alcuna iniziativa legale da due mesi”, ha denunciato.

Le competenze legislative in materia di uguaglianza restano principalmente nazionali. Le normative europee servono a stabilire standard minimi o a fornire finanziamenti per gruppi per i diritti civili. Tuttavia, la Commissione ha già sospeso fondi UE all’Ungheria per violazioni dello Stato di diritto. Ora alcuni europarlamentari chiedono che la stessa condizionalità sia applicata anche alla violazione dei diritti LGBTQ.

“Questa Commissione fa più pinkwashing che vera azione a sostegno delle comunità LGBTI+. Mi aspetto che rafforzi il meccanismo europeo sulla condizionalità dello stato di diritto per aumentare la pressione finanziaria sul regime LGBTI-fobico di Orbán”, ha dichiarato Manon Aubry, co-presidente del gruppo The Left.

Secondo una recente ricerca cofinanziata dall’UE e pubblicata dall’International Lesbian and Gay Association, l’Ungheria si colloca al 37º posto su 49 Paesi europei per quanto riguarda le politiche e le pratiche giuridiche nei confronti delle persone LGBTI. Il Paese ha perso sette posizioni rispetto al 2024. Peggio hanno fatto solo Romania, Polonia e Bulgaria.