Erzin, la città che non crolla. Case intatte e zero morti in pieno terremoto in Turchia

Solo pochi danni in una delle province più colpite dal sisma. Il sindaco: "Ho fatto demolire le costruzioni illegali senza compromessi"

Una luce in fondo al tunnel, ma anche la dimostrazione che questa tragedia poteva essere evitata o almeno superata con un bilancio meno tragico e uno Stato più solido, in tutti i sensi. Nello scenario di morte e devastazione del sud-est della Turchia c’è un’isola felice. Si tratta della città di Erzin, che si trova nella provincia dell’Hatay ed è a capo dell’omonima provincia. Conta circa 42mila abitanti e in poche ore è passata agli onori delle cronache perché in questo centro abitato non solo non ci sono stati morti, ma non è crollato nemmeno un palazzo. A guardare la cartina geografica, sembra quasi un miracolo. Erzin dista appena 160 chilometri da Gaziantep e 140 da Kahramanmaras, le due città più colpite dal terremoto. Il distretto dove si trova, l’Hatay, è quello che sta vivendo la situazione peggiore non solo per numero delle vittime, ma anche per i palazzi crollati, che si contano a centinaia. Eppure non è successo nulla né agli edifici, né ai suoi abitanti.

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Erzin
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La motivazione, l’ha spiegata il sindaco della città, Okkes Elmasoglu. E non ha nulla a che vedere con interventi ‘divini’. "Durante il mio mandato – ha spiegato il primo cittadino ai giornalisti -. Non ho mai consentito costruzioni illegali o che non rispettassero le normative antismiche. Nonostante questo, qualcuno ha provato lo stesso a edificare in modo abusivo. Non abbiamo sempre potuto fermarli in tempo reale, perché il personale in comune è poco. Ma gli abbiamo fatto causa dopo e li abbiamo costretti a demolire quello che avevano edificato senza seguire le regole". Classe 1979, laureato in legge a Istanbul, Elmasoglu, che è stato eletto nelle file del Chp, il partito repubblicano del Popolo, la maggiore formazione dell’opposizione, in pochi giorni si è trasformato da uno sconosciuto politico di provincia in una celebrità. E ne ha approfittato per dire una cosa che in Turchia pensano in molti, ossia che il Paese ha bisogno un vero e proprio "cambio di mentalità" se vuole prevenire disastri sismici come quello del 6 febbraio. "Dobbiamo fare in modo che i nostri cittadini non si aspettino nessun tipo di concessione dall’esercizio dell’abusivismo edilizio. Iniziative come la demolizione di edifici non a norma sono necessarie per fare passare il messaggio".

Le sue parole, in una parte del Paese che conta oltre 7.000 palazzi venuti giù come castelli di carta, hanno avuto una vasta eco e qualcuno ha anche ipotizzato che il sindaco non abbia detto la verità. Una conferma delle sue parole è arrivata indirettamente dal ministero dell’Ambiente, al quale, da Erzin, non sono arrivate richieste sulla valutazione dei danni del sisma sulle abitazioni. Alcuni sismologi dicono che, proprio in quella zona del territorio, le caratteristiche geologiche hanno attutito gli effetti che però sono stati molto violenti. Poco toglie, dunque, all’impegno del sindaco. "C’è qualche edificio che ha riportato danni, – ha ammesso il sindaco –. Ma quelli gravi sono pochi. Li ripareremo. Qui a pochi chilometri sono morte centinaia di persone. Siamo stati fortunati, ma abbiamo anche costruito edifici bassi, non complessi condominiali estesi". Esattamente quello che consigliavano da anni gli ingegneri civili al governo. Nelle aree colpite è successo il contrario: palazzi alti fino a 10 piani e compound di edifici che spuntavano come cattedrali nel deserto.