Ankara, 16 maggio 2025 – Fra chi spera in una soluzione e chi insulta, ce n’è uno che ha già portato a casa il risultato. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, negli stessi giorni ha ospitato un incontro fra la delegazione russa e quella ucraina e un vertice informale dei ministri dei Paesi della Nato, allargato all’Ucraina. Il “Sultano” si conferma come il giocatore d’azzardo più audace ai tavoli della diplomazia, capace di mostrarsi come vincitore anche quando non ha portato a casa alcun risultato concreto.
L’unica eccezione fu nel 2022, quando riuscì a negoziare un accordo con Vladimir Putin sul passaggio del grano ucraino dal Mar Nero, off limits dall’inizio della guerra. Putin tenne fede al patto solo un anno, ma questo non ha certo disincentivato la Mezzaluna dal tornare a proporsi come mediatore. Un favore che lo zar del Cremlino si guarda bene dal negare, per più motivi.
Il primo è che Ankara è l’alleato migliore che Mosca possa desiderare in questo momento: membro della Nato, ma con una propria agenda in politica estera decisamente non allineata, in contatto con l’Unione Europea e ora in fase di grande rilancio anche in Medio Oriente, dopo un periodo di sostanziale isolamento.

La caduta del regime di Bashar al-Assad e il nuovo corso di Al-Jolani, legato a doppio filo con la Mezzaluna, hanno conferito alla Turchia un nuovo peso. A questo si aggiunge la buona disposizione del presidente americano, Donald Trump.
Ieri, mentre il mondo si chiedeva se le due delegazioni avrebbero mai risolto qualcosa, i media turchi rilanciavano la notizia secondo cui il governo Netanyahu sarebbe molto irritato per essere stato messo da parte dal tycoon, che ha preferito un dialogo con Erdogan, leader che, come noto, ha più volte invocato la fine del governo israeliano e accusato Tel Aviv di genocidio.
Erdogan di nuovo sulla cresta dell’onda, dunque, anche perché il presidente americano ha bisogno di leader che si accollino parte del suo lavoro, mentre lui è impegnato nell’operazione di contenimento della Cina. La Turchia può essere utile in diversi teatri, a partire da quello dell’Ucraina nel dopoguerra.
Erdogan ha detto a Rutte che non vuole un coinvolgimento della Nato nel Paese, ma potrebbe cambiare idea se si trattasse di aiutare a mantenere un eventuale congelamento del conflitto.
Il “Sultano” torna utile anche per i suoi legami con Hamas: nella Striscia di Gaza è venerato come una rockstar. Mantiene inoltre rapporti solidi con l’Iran, coltivati proprio in funzione anti-israeliana.
Sembra però che la comunità internazionale si sia dimenticata che, appena due mesi fa, il numero uno della Turchia ha spedito in carcere il suo principale oppositore, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, per il semplice motivo che avrebbe potuto batterlo alle urne.
Ma Putin con i dissidenti fa anche di peggio. E il presidente Trump, proprio durante questo viaggio, ha dimostrato di non farsi troppi scrupoli morali, soprattutto quando ci sono di mezzo affari e alleati che possono tornare utili.