Mercoledì 24 Aprile 2024

Il gioco spregiudicato di Erdogan

La guerra in Ucraina sta offrendo nuove opportunità geopolitiche al gioco senza scrupoli dell'autocrate turco che il presidente Draghi si appresta a incontrare

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia (Ansa)

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia (Ansa)

L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato il mondo e la gerarchia tra le potenze. Ad avvantaggiarsi di questo nuovo ordine internazionale è in misura crescente la Turchia, accentuando un processo iniziato almeno una decina di anni fa. Il presidente turco Erdogan ha mostrato infatti una grande capacità di incunearsi tra le indecisioni, le contraddizioni, le rivalità dei principali attori e accrescere il proprio ruolo. Trae il maggior profitto possibile dalla contrapposizione russo-americana e dalle debolezze dell’Unione europea, per cui alla fine di un decennio di grandi sconvolgimenti il ruolo e il prestigio internazionali di Erdogan sono fortemente cresciuti, e basti guardare prima al peso raggiunto da Ankara in teatri mai prima a ora raggiunti (pensiamo alla Libia, in cui i turchi sono ben presenti). E’ come se gli sconvolgimento culminati con la mossa russa del 24 febbraio (in realtà iniziati ben prima) avessero rispolverato l’ambizione turca di salire di livello nel ranking geopolitico mondiale, scalando le posizioni da potenza regionale a potenza globale, quindi con raggio di azione allargato e una propria sfera di influenza.

Erdogan ha sfruttato con grande abilità e spregiudicatezza la contrapposizione russo-americana, con una politica di grande ambivalenza. Fornisce decisive armi da guerra all’Ucraina (i famigerati droni da combattimento Bayraktar Tb-2 che hanno messo in ginocchio l’esercito di Putin) e contemporaneamente garantisce ospitalità e protezione agli oligarchi russi e alle loro fortune, preparandosi inoltre ad accogliere milioni di turisti russi nelle rinomate stazioni marine turche e non ha inflitto una sola sanzione a Mosca. Erdogan sa che Stati Uniti e Unione europea hanno bisogno di lui in funzione antirussa, e fa pagare salato il conto, allargando la propria azione in regioni dove prima di adesso i turchi non toccavano palla (Libia e Siria) o alzando la posta per dare il proprio consenso all’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia. Gli Stati uniti sono perfettamente coscienti che se la situazione dovesse peggiorare la Turchia è l’unico paese Nato in gradi di confrontarsi in qualche modo con la Russia. Sanno inoltre, gli Usa, che Ankara ha una economia troppo debole (l’inflazione è al 70 per cento) per poter fare a meno dell’Occidente. Putin dal canto suo spera che Erdogan possa salvarlo, e comunque lo sbocco al Mediterraneo passa in qualche modo per la Turchia. Erdogan inoltre sfrutta fino in fondo la sua preziosa posizione geografica come via di passaggio per il gas, dopo che i gasdotti del nord e del centro Europa si sono inceppati a causa della guerra in Ucraina. E anche questo, per l’Unione europea non è gratis (come non lo era stato per l’appoggio contro la crisi migratoria di qualche anno fa). Un delicato gioco a incastri, questo dell’autocrate turco, che per il momento sta volgendo a vantaggio di Ankara e di fronte al quale specie l’Unione europea si scopre in qualche modo impotente.

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