Martedì 23 Aprile 2024

Embrione uomo-pecora, scienziati italiani scettici: "Trapianti ancora lontani"

Le perplessità di alcuni ricercatori sulla possibilità di utilizzare embrioni uomo-animale come fabbriche di tessuti e organi per trapianti nell'uomo: "Solo una sola cellula su 10.000 è umana. E ci sono problemi di natura etica"

Provette in laboratorio (istockphoto)

Provette in laboratorio (istockphoto)

Bologna, 19 febbraio 2018 - La creazione di embrioni chimera uomo-animale a fini terapeutici, come fabbriche di tessuti e organi per trapianti, pone una serie di "riflessioni, sia di natura scientifica sia di natura etica". A sottolinearlo, in merito all'annuncio negli Usa della produzione di un embrione ibrido uomo-pecora in un laboratorio americano, è il professor Lucio Cocco, direttore del Cellular Signalling Laboratory, presso il dipartimento scienze biomediche, Università di Bologna, che rileva come "questo ennesimo esperimento, nel perseguire l'idea di coltivare negli animali una linea cellulare umana come per sviluppare una sorta di pezzi di ricambio per l'organismo, prefigura un traguardo ancora ben lontano dall’essere raggiunto".

"Perché un trapianto possa funzionare - osserva il professor Lucio Cocco - si ritiene che la percentuale di cellule umane in una chimera debba essere almeno dell’uno per cento, quindi siamo ancora molto lontani da questo punto di arrivo". La notizia, per il professore di anatomia umana dell'Alma Mater, mostra che si stanno facendo passi avanti, ma al momento, secondo Lucio Cocco, "l'embrione uomo-pecora è più che altro una comunicazione all'American Associatio for the Advancement of Science, assise tenutasi a Austin, Texas, il lavoro vero e proprio non è ancora stato pubblicato, quindi non è ancora passato al vaglio di una commissione di pari". Fin quando un lavoro non viene pubblicato su una rivista con un buon impatto, c'è la possibilità che sia come gettare fumo negli occhi, o comunque come un tentativo di legittimarsi anzitempo.

L'esperimento in cui è stato creato un embrione ibrido pecora-uomo oltre a sollevare dubbi etici non ha applicazioni a breve termine. È il parere del direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma Bruno Dallapiccola. "La mia considerazione, al di là dei problemi etici che solleva, è che non vedo l'utilità di questi esperimenti - sottolinea il genetista -. Se l'idea è far funzionare questo metodo in funzione dei trapianti, se si ha una cellula umana insieme a una animale non si risolve il problema del rigetto. I ricercatori sostengono che attraverso le tecniche di 'gene editing', tra cui il 'famoso' Crispr, riusciranno a rimuovere anche questo problema togliendo i geni, ma io ho forti perplessità". 

Prudente anche Massimo Dominici, docente all'Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore di Rigenerand. "La produzione di un embrione ibrido uomo-pecora, in cui una sola cellula su 10.000 è umana, mostra che siamo ancora lontani dal risultato, a parte i problemi di natura etica che si pongono. Risalgono a vent'anni fa i primi tentativi di ottenere degli ibridi tra uomo e animale, per studiare malattie umane o ottenere delle fonti di staminali, con l'obiettivo futuro di poter avere degli organi da trapiantare. Un anno fa circa era stato realizzato un embrione di uomo e maiale dallo stesso gruppo di ricerca dell'Università della California Davis, l'indice di produttività di cellule umane era allora di una su 100.000. Si va avanti su scala logaritmica per cui è lecito pensare che tra qualche anno ci avvicineremo al traguardo degli organi chimera".