Per l’Ucraina è arrivata la prova più importante da superare e riguarda la sua sicurezza interna. Era ancora la prima mattina, ieri, quando i media di tutto il mondo hanno diffuso le immagini di un elicottero che è caduto su un complesso residenziale vicino a un asilo a Brovary, una cittadina alle porte della capitale Kiev. Il bilancio è tragico: 14, forse 16 morti, fra cui tre bambini. E un Paese che vede azzerato il vertice della sicurezza interna, almeno quello poltico. La caduta dell’elicottero ha provocato la morte sul colpo del ministro degli Interni, Denys Monastyrskyi, il suo vice Yevhen Yenin e il Segretario del ministero dell’interno, Yuriy Lubkovych. Alle vittime, vanno aggiunti anche oltre 20 feriti, fra cui almeno dieci minori. All’inizio si è parlato di un incidente, dovuto a un errore del pilota a causa della fitta nebbia che avvolgeva i cieli attorno alla capitale ieri mattina. L’elicottero si stava dirigendo a Kharkiv, uno dei fronti più caldi della guerra e potrebbe essere incappato in un cavo dell’alta tensione, precipitando pochi minuti dopo. Sulla rotta non erano stati segnalati né bombardamenti, né azioni della contraerea ucraina, quindi il percorso veniva considerato sicuro. A corroborare la tesi dell’incidente c’è anche il fatto che il velivolo era di un modello che già in passato ha fatto parlare di sé per difetti di fabbricazione "potenzialmente catastrofici". Ma la gravità dell’accaduto, l’identità di chi è morto e il momento all’interno del conflitto rendono impossibile pensare che si tratti solo di una terribile tragedia, anche se così l’ha definita lo stesso presidente, Volodymyr Zelensky. Gli ucraini sono molto prudenti nell’attribuzione di responsabilità, ma devono comunque tenere conto dei testimoni oculari, ben due, che hanno detto di aver visto un’esplosione a bordo dell’elicottero prima che questo si schiantasse su Brovary e che, una volta caduto, ha dato luogo a un grande incendio, come testimoniano anche i primi video della tragedia. Il ruolo di ministro dell’Interno è stato assunto a interim dal capo della polizia, Igor Klymenko. Stando alle prime dichiarazioni, al momento le ipotesi che stanno prendendo in considerazione sono quella del sabotaggio, il malfunzionamento delle apparecchiature e la violazione delle norme di sicurezza. Quel che è certo, è che Monastyrskyi è il più alto in grado in Ucraina ad aver perso la vita da quando è iniziata la guerra e che per il presidente Zelensky si tratta di un colpo molto duro. Il Ministro dell’Interno aveva una grande esperienza di intelligence e sicurezza nazionale ed era uomo di fiducia proprio del numero uno di Kiev, che ha dato mandato ai servizi segreti e ad altre agenzie perché conducano inchieste che portino alla verità al più presto possibile. Si tratta di una situazione difficile, anche dal punto di vista psicologico, dove, nella capitale ci si può fidare di un numero di persone sempre minore e si vedono nemici ovunque. Negli ultimi mesi, Zelensky ha cambiato molti ruoli chiave nell’intelligence, che pure, fino a questo momento, ha dimostrato di saper fare un ottimo lavoro sia dal punto di vista informativo, sia da quello operativo, proprio il reparto da cui veniva Monastyrskyi prima di abbracciare la carriera politica. Ma ormai il presidente vede l’ombra di Mosca ovunque. E se dovesse essere dimostrato che si è trattato di un attentato, studiare un’azione di risposta potrebbe essere difficile e dare luogo a fratture all’interno dell’esecutivo.