Roma, 18 maggio 2025 – La Romania potrebbe essere ricordata come il luogo del primo duro colpo ai sovranisti in Europa. Il sindaco di Bucarest, l'europeista Nicusor Dan, ha ribaltato il trend del primo turno trionfando su George Simion, leader di Aur ed esponente di primo piano dell'ultradestra europea. La vittoria di Dan è parsa chiara già dagli exit poll, che tuttavia Simion aveva contestato.
“Sono io il presidente", aveva dichiarato il candidato sovranista, facendo temere una notte segnata dal caos. Gli spogli, tuttavia, sono stati rapidi e hanno certificato la vittoria di Dan, che a spogli praticamente ultimati ha ottenuto 54,3% delle preferenze, contro il 45,6% di Simion. È il vero colpo di scena del ‘Super Sunday’ elettorale dell’Europa, che oggi ha visto urne aperte in tre Paesi strategici per i futuri assetti: le due nazioni dell’ex Patto di Varsavia, Romania e Polonia, e il Portogallo.
Alla fine anche il nazionalista George Simion ha ammesso la sua sconfitta a favore di Nicusor Dan, sindaco centrista di Bucarest, alle elezioni presidenziali. “Vorrei congratularmi con il mio avversario, Nicusor Dan. Ha vinto le elezioni, e questa era la volontà del popolo rumeno”, ha detto Simion, che in precedenza aveva dichiarato la vittoria nonostante gli exit poll indicassero Dan in vantaggio.
A Lisbona ha invece vinto l'Alleanza democratica del premier portoghese uscente Luis Montenegro.

Perché il risultato romeno è importante per l’Europa
Le elezioni romene sono stato al centro dell'attualità dell'intera Ue per mesi. Sin dall'annullamento, lo scorso dicembre, del primo turno delle presidenziali da parte della Corte Costituzionale. Allora, ad essere in vantaggio, era stato il filo-russo Calin Georgescu, ma l'Alta Corte aveva deciso di annullare la tornata elettorale accusando ingerenze da parte di Mosca e non permettendo al candidato sovranista neanche di presentarsi.
Ingerenze che il governo di Bucarest è tornato a denunciare nel corso del ballottaggio, rilevando "una campagna virale di fake news su Telegram e altre piattaforme di social media", progettata "per influenzare il processo elettorale". Eppure la chiamata alle armi giunta da Bruxelles e da diverse capitali europee affinché Bucarest non esca dall'alveo dell'Ue alla fine ha funzionato.
Il risultato del ballottaggio arriva un po' a sorpresa. Al primo turno Simion aveva ottenuto oltre il 40% staccando tutti gli altri candidati e aumentando i timori, a Bruxelles, di un ulteriore Paese membro governato dai sovranisti. Secondo era arrivato Dan (con il 20,9%): candidato civico, liberale, esperto di finanze, il sindaco di Bucarest in due settimane è riuscito evidentemente a catalizzare il sostegno degli europeisti romeni di ogni colore.
Simion da Meloni e Salvini a Roma
L'affluenza alle urne, non a caso, è aumentata di oltre due punti rispetto al primo turno. Di contro Simion aveva messo in campo un mini-tour nelle capitali europee attaccando anche Emmanuel Macron per quelle che aveva definito "tendenze dittatoriali" dell'uomo dell'Eliseo. Il leader di Aur, a Roma, era stato accolto non solo dalla premier Giorgia Meloni, ma anche dal suo vice Matteo Salvini.
Se Simion si è affrettato a contestare la vittoria di Dan, nel fronte opposto - che in Romania ha riunito centrodestra, liberali e, con minor vigore, centrosinistra - inizialmente si era predicato prudenza. Poi è arrivato il momento della festa dei filo-Ue.
Dan: "Il Paese vuole il dialogo, non l'odio"
"Il Paese vuole il dialogo, non l'odio", è stato il commento a caldo di Dan stando ai media locali. "La Romania è tornata", ha esultato l'eurodeputato romeno del Ppe, Sigfried Muresan. "Hanno perso Giorgia Meloni e l'estrema destra", ha attaccato l'europarlamentare di Renew, Sandro Gozi. Le elezioni in Romania sono state parte del cosiddetto "Super Sunday" europeo, che ha visto andare alle urne anche Polonia e Portogallo
Polonia al ballottaggio: sfida Trzaskowski-Nawrocki
A Varsavia a sfidarsi al primo turno delle presidenziali sono stati il filo-europeo Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e vicino a Donald Tusk, e Karol Nawrocki del Pis, il partito dell'ex premier Mateusz Morawiecki. Dai primi primi exit poll a guidare la prima tornata è stato il candidato europeista ma con un margine esiguo: Trzaskowski si è fermato al 30,8%, Nawrocki al 29,1%.
I due, come era prevedibile, torneranno ad affrontarsi fra due settimane al ballottaggio in una nuova punta della sfida tra il fronte filo-Ue e l'ultradestra sovranista.

Portogallo al centrodestra ma senza maggioranza
L'Alleanza Democratica (AD), partito di centrodestra in carica in Portogallo, ha vinto le terze elezioni generali anticipate del Paese in tre anni, ma ancora una volta è rimasta ben lontana dalla maggioranza, con i socialisti, che hanno ottenuto risultati deludenti, rimasti a contendersi il secondo posto con il partito di estrema destra Chega, che ha ottenuto un record di consensi, ottenendo il 22% dei voti. Con il 99% delle schede scrutinate, l'AD –guidata dal primo ministro Luís Montenegro – ha ottenuto il 32,1% dei voti e 86 seggi nell'assemblea legislativa portoghese, composta da 230 seggi, ben al di sotto dei 116 necessari per ottenere la maggioranza. Il Partito Socialista (PS) ha ottenuto il 23,4% delle preferenze, incalzato da Chega con il 22,6%. Entrambi i partiti avranno 58 seggi in Parlamento. I voti dall'estero, che saranno conteggiati nei prossimi giorni, potrebbero ancora portare Chega al secondo posto: in tal caso, i socialisti sarebbero il terzo partito del Paese per la prima volta in quasi 40 anni.
Terremoto Portogallo: terzo voto in tre anni
Urne aperte in Portogallo dove 10,8 milioni di elettori elettori sono stati chiamati alle urne per eleggere i 230 deputati dell'Assemblea nazionale. È la terza volta in tre anni: le dimissioni del premier conservatore Luis Montenegro, bocciato da una mozione di sfiducia, hanno infatti portato dopo appena un anno alla ripetizione delle politiche che non dovrebbero tuttavia dare risultati molto diversi dalla composizione del Parlamento uscente.

Montenegro, sfiduciato a marzo 2024 per accuse di conflitto d'interessi, propone tagli fiscali, 59mila alloggi pubblici e aumento del salario minimo a 1.100 euro. A livello politico, Montenegro esclude alleanze con Chega. Il socialista Pedro Nuno Santos punta su sanità pubblica, salario minimo a 1.000 euro entro il 2026 e rinnovabili.

Per Montenegro si ripresenterà dunque lo stesso dilemma del 2024, con le stesse potenziali ricadute europee: se allearsi con l'estrema destra di André Ventura oppure cercare appoggi altrove. La risposta al momento sembra essere la stessa: niente legami con Chega, ma un generale inasprimento delle politiche contro i migranti e una maggior enfasi sulla pubblica sicurezza.

Il vero protagonista della campagna però è stato Ventura: non solo per gli slogan contro zingari e immigrati, ma per aver accusato due malori, l'ultimo dei quali lo ha costretto a cancellare tutte le attività a due giorni dal voto; le sue condizioni di salute potrebbero sollevare un'incognita negli elettori (non raccolta dai sondaggi, precedenti) in grado di favorire ulteriormente il Psd.