Varsavia, 17 ottobre 2023 – I venti del cambiamento soffiano in Polonia. Dopo 8 anni al potere, il partito nazionalista Diritto e Giustizia (Pis) è stato spodestato dall’opposizione europeista alle elezioni parlamentari di domenica. Lo conferma il conteggio finale dei voti pubblicato dalla Commissione elettorale nazionale polacca martedì mattina. Le elezioni, che si sono concluse con un’affluenza record del 74,4%, hanno visto il Pis tornare primo partito (35,4%), ma senza la capacità di formare una coalizione vincente nella Camera bassa del Parlamento.

Segue la centrista Coalizione Civica con il 30,7%, guidata dall’ex primo ministro polacco e presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, poi la Terza Via di centro-destra con il 14,4%, la Sinistra con l’8,6% e, infine, la Confederazione di estrema destra con il 7,2%. Ciò significa che Diritto e Giustizia otterrà 194 seggi, Coalizione Civica 157, Terzia Via 65, Sinistra 26 e Confederazione 18.
La prossima mossa spetta al presidente Andrzej Duda, che deve dare l’incarico a formare un nuovo governo. Per prassi, presumibilmente darà una chance prima a Diritto e Giustizia, visto che ha comunque ottenuto più voti di qualsiasi altro partito. Il primo ministro uscente Mateusz Morawiecki ha dichiarato che “cercheremo certamente di costruire una maggioranza parlamentare”, ma le possibilità che ciò accada sembrano piuttosto scarse.
L’unico potenziale alleato del partito sarebbe il gruppo di estrema destra Confederazione (Konfederacja), che ha ottenuto solo 18 seggi (e ha categoricamente rifiutato di lavorare con Diritto e Giustizia). Anche con i 194 di Pis, arriverebbero solo a 212 seggi su 460, che non basterebbero per formare una maggioranza.
Il presidente Duda dovrebbe, quindi, proporre un nuovo primo ministro più accettabile per la maggioranza dell’opposizione. La scelta ovvia sarebbe Donald Tusk, che potrebbe ‘unire’ sotto la sua guida 248 scranni. Ma il capo dello Stato non ha una grande considerazione dell’ex premier. In un’intervista del 2022, lo ha descritto come “un uomo di cui non mi fido” e che non dovrebbe mai più diventare primo ministro. In ogni caso, se nessuno dei candidati proposti dal presidente riuscirà a ottenere il sostegno della maggioranza dei legislatori, Duda potrebbe ordinare nuove elezioni ‘lampo’, riavviando l’intero processo e alimentando la già velenosa polarizzazione della Polonia.
Ma la vera sfida sarà smontare la “democrazia illiberale” del Pis. Recuperare il sistema radiotelevisivo pubblico, trasformato in una macchina di propaganda negli ultimi anni, sarebbe ancora relativamente facile, in quanto ogni nuovo governo ha il diritto di nominare i massimi dirigenti. Sarà decisamente più arduo rimuovere alcune figure chiave legate al precedente esecutivo, come la presidente del Tribunale costituzionale polacco, Julia Pryzlebska, o il capo della Banca Nazionale di Polonia, Adam Galpinski, entrambi amici stretti di Morawiecki.
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