Elezioni in Messico: la strage dei canditati sindaco

Negli ultimi sei mesi sono stati uccisi 95 politici, 35 dei quali si presentavano per la carica di sindaco. Domani lo spoglio delle elezioni più care e numerose della storia

Elezioni in Messico (Ansa)

Elezioni in Messico (Ansa)

Città del Messico, 6 giugno 2021 - L’ultimo a cadere di trentacinque candidati sindaco, venerdì notte, è stato quello di Cazones de Herrera, 25mila abitanti nello stato di Veracruz, fra i più violenti del Paese. Lo hanno ucciso in casa a colpi di fucile, senza pietà, mentre prima di lui, il 25 maggio, la collega Alma Barragan di Moroleon nel Guanajuato era stata freddata durante un comizio. L’ultima vittima si chiamava René Tovar e con il suo Movimento dei Cittadini voleva succedere a Zenon Pacheco Vergel, del Partito di Azione Nazionale, una delle forze che si sono alleate per contrastare il gruppo del presidente Andrés Manuel Lopez Obrador Morena, che domani, allo spoglio di queste elezioni legislative e amministrative che sono le più numerose e care della storia, dovrebbe vedere riconfermata la maggioranza assoluta dei 500 deputati della Camera bassa del Parlamento (attualmente ne ha 258), ma senza i due terzi che gli permetterebbero di governare in pratica senza opposizione.

Si vota anche per quindici dei trentadue governatori, per trenta dei trentadue consigli statali e per migliaia e migliaia di sindaci. Elezioni che per gli Estados Unidos Mexicanos arrivano a metà dei sei anni del mandato presidenziale (e quindi di governo) del populista di sinistra Amlo, come chiamano tutti Obrador utilizzando le sue iniziali (la Costituzione messicana datata 1824 è mutuata da quella americana che prevede le elezioni di midterm); la chiamata alle urne ne fa un vero e proprio referendum sulla sua elevata popolarità assestatasi al 57% dal picco del 63.

Nel 2018 Amlo venne eletto con 30 milioni di voti, il 53% di chi si presentò alle urne. In queste elezioni gli aventi diritto al voto sono 93 milioni e mezzo, i candidati più di 20mila. Bisognerà vedere quanti si recheranno alle urne e quanti ne scoraggerà la violenza che scuote senza fine il Messico. Già si sono ritirati numerosi candidati locali che sono stati minacciati. I gruppi di narcotrafficanti o i criminali comuni hanno già fatto strage di politici: almeno 95 quelli uccisi negli ultimi sei mesi, 35 dei quali si presentavano per la carica di sindaco. La spiegazione degli analisti è che le circa duecento bande più sanguinose che si dividono il Paese non ritengono più utile puntare come nel passato a personaggi di livello nazionale, ma preferiscono minacciare i più piccoli per avere poi a disposizione il territorio per i loro traffici: droga, contrabbando, immigrazione clandestina. Fra l’altro le esecuzioni non sembrano avere bandiera politica: sotto i colpi dei cecchini finiscono uomini e donne di destra e di sinistra.

Obrador dà la colpa della situazione ai presidenti che lo hanno preceduto. Il Messico viaggia a un tasso di crescita del 3%, meno di quello promesso dal capo dello Stato, pandemia a parte che ha creato un’altissima percentuale di morti e non ha fermato gli omicidi, trecentomila in quindici anni. "Il nocciolo della questione è sapere se il male (o il delitto o il crimine come vuole chiamarlo) è casuale o causale", scriveva Roberto Bolano in 'I detective selvaggi' parlando proprio del Messico. In questi casi non ci sono dubbi.