Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni in Grecia, candidati e sondaggi. Tsipras vicino al tramonto

Oggi elezioni anticipate. Gli ultimi sondaggi danno il centrodestra in vantaggio di 8-10 punti sul premier uscente. Al leader della sinistra di Syriza non bastano i buoni risultati economici raggiunti

Alexis Tsipras guida la Grecia dal 2015 (Ansa)

Alexis Tsipras guida la Grecia dal 2015 (Ansa)

Atene, 7 luglio 2019 -. Tutti contro Alexis Tsipras in una Grecia chiamata oggi al voto anticipato. Dalla sinistra radicale, che non perdona al premier progressista di aver assecondato le politiche di austerità imposte dalla Troika (Commissione europea, Bce e Fmi), ai conservatori che lo attaccano per le scelte di legalizzare la cannabis e rafforzare i diritti nelle unioni omosessuali, fino alla Chiesa ortodossa, stanca del laicismo del leader di Syriza.

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Gli ultimi sondaggi

Salvo sorprese, le urne sanciranno l’epilogo dell’esperienza al governo (e anche politica?) di Tsipras, al potere dal 2015, quando il Paese era sull'orlo della bancarotta. Sulla scorta dei tonfi elettorali di maggio, alle Europee e alle Amministrative, gli ultimi sondaggi relegano il partito del presidente 8-10 punti sotto Nea Demokratia. Al leader del centrodestra oggi all'opposizione, il 51enne Kyriakos Mitsotakis, che scommette su tagli delle tasse e un ridimensionamento della spesa pubblica, andrebbe il 38% dei consensi. Grazie al bonus di 50 parlamentari, assegnati dalla legge greca alla prima forza politica, c'è la possibilità concreta che possa addirittura conseguire la maggioranza assoluta del Parlamento.. 

Di contro per Tsipras si profila una cocente sconfitta: sempre che i sondaggi siano confermati, in quattro anni Syriza perderebbe 10 punti, passando dal 36% al 26%. Una batosta anche paradossale, se vogliamo. Non tanto per il fatto che è stato lo stesso 41enne ingegnere civile a insistere per il voto anticipato, una volta uscito con le ossa rotte dalla doppia tornata elettorale, quanto piuttosto per le buone performance economiche della Grecia.  

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I successi economici

Eppure per Tsipras non sembra sufficiente l'aver portato fuori il Paese dalle sacche della ‘tutela’ del binomio Bruxelles-Troika (era l’agosto di un anno fa), né l'aver ridotto la disoccupazione (scesa dal 26% al 18%) e rilanciato il Pil (+1,9% nel 2018, anche se sotto il 2,1% delle previsioni). Sui greci grava l’onta di prestiti per 289 miliardi di euro (elargiti da Unione europea, Bce e Fmi in tre trance), nonché il varo di misure di austerity pari a 65 miliardi di euro. Ma soprattutto i risultati economici lusinghieri  al momento non si sono tradotti in una ripresa tangibile. Tanti i negozi, che restano chiusi, ancora troppi i giovani senza lavoro. In questo contesto la scelta del premier in carica di annunciare la reintroduzione della tredicesima per pensionati e dipendenti pubblici, a pochi giorni dal voto, sta suonando ai più come una ‘mancia elettorale’. Non certo una mossa azzeccata. Un altro, l’ultimo errore, in ordine di tempo per Tsipras.

Il rapporto con Bruxelles

Non il più clamoroso, a dir la verità, Che dire altrimenti della sua gestione del referendum del 2015, nel quale chiese al popolo di respingere le misure 'lacrime e sangue' imposte dall’Unione europea? Gli eredi di Socrate seguirono il loro Pericle. Fu una notte d’orgoglio per la Grecia, il trionfo della sovranità nazionale (non del sovranismo) sui poteri forti. A posteriori una sbornia elettorale a basso incasso. Già all'indomani Tsipras assunse una linea più morbida con Bruxelles che scontentò una parte del suo partito al punto che il ministro delle Finanze, il telegenico Yanis Varufakis, prima uscì dall'esecutivo, poi fondò la sua formazione (Mera25, accreditata nei sondaggi a un magro 3,5%) 

Tante le richieste dell'Europa assecondate dal premier. Vero che Tsipras ha salvaguardato il più possibile i ceti più bassi, ma anno dopo anno si è alienato le simpatie della classe media a colpi di nuove tasse. Se è vero che i primi riempiono le piazze e che la borghesia decide l'esito del voto in una democrazia liberale, allora il gioco ha già il suo vincitore. Il successo quasi certo di Nea Demokratia sarebbe pertanto ascrivibile agli errori di Syriza più che a un ritorno di appeal dei partiti greci. Ne sono la prova i socialisti del Pasok (oggi Kinal), accreditati nei sondaggi a un misero 6,5%.