Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni Francia. "Se vince Le Pen terremoto nella Ue"

Le previsioni del politologo Mény sulle presidenziali di oggi: "Mini Frexit e rischiosi patti sovranisti. Macron è percepito come nemico e può davvero perdere"

Per spiegare quello che potrà succedere in Francia e in Europa con le elezioni presidenziali più attese di sempre, Yves Mény, politologo esperto dei populismi, riassume il tutto con una frase secca e brutale: "Un gran casino". Ma nella sua analisi c’è spazio anche per Tucidide (non a caso il suo ultimo libro, edito da Ariele, è Democrazia: l’eredità politica greca ), Hobbes e le lezioni della Storia.

Professore, Marine Le Pen arriverà probabilmente al ballottaggio contro Macron e potrebbe anche superarlo al primo turno. Che effetti avrebbe una sua vittoria sull’Europa?

"Sarebbe un terremoto. Si passerebbe da un sostenitore della Ue – che la mette al centro della campagna elettorale – a una sovranista anti europea. Un gran casino, insomma. Anche se ho dubbi sulla possibilità che una Le Pen presidente possa mettere in atto molte sue proposte".

Perché?

"La strategia sarebbe una Frexit senza però uscire dall’Ue, vuole limitare i movimenti di persone e merci. Ma per farlo dovrebbe avere il controllo del Parlamento e della Corte Costituzionale. Tutto dipende dalle legislative di giugno e dalle possibili alleanze con quel che resta della destra gollista. E poi nel partito ha poche risorse umane per gestire il Paese, né quadri dirigenti".

Le Pen ha alleati ovunque, anche in Italia. Che cosa accadrebbe nei rapporti fra Paesi?

"Prevedo mare molto mosso... Ci sarebbe una sfiducia generale nei confronti della Francia, rischierebbe l’isolamento e di ritrovarsi alleata solo con Ungheria e Polonia. Certo, se alla Casa Bianca tornasse Trump o qualcuno come il texano Ted Cruz, più avanti avremmo un rischio".

E l’Italia?

"È vero che la Lega sta al governo con Draghi e contemporaneamente è alleata con Le Pen, ma in Italia le posizioni sono sempre più sfumate: nessun partito ha mai la maggioranza assoluta, i governi nascono per compromesso. Vedo più stabilità con Salvini o Meloni al governo che non Le Pen, la polarizzazione in Francia è più forte".

Che effetto avrà la guerra? E i rapporti di Le Pen con Putin?

"All’inizio l’effetto è stato forte, Macron si è dato molto da fare in prima persona, ma l’incidenza è stata più per le conseguenze economiche. Macron parlava quasi solo di guerra, Le Pen dell’aumento dei prezzi. E questo ha segnato i sondaggi. Per quanto riguarda l’est, la vicinanza di Le Pen è legata a una visione della politica autoritaria e nazionalista, illiberale come rivendicano Orbán e lo stesso Putin. D’altra parte, la prima campagna elettorale di Le Pen è stata finanziata da una banca russa, la seconda da un’ungherese...".

Insomma dopo Orbán e i venti nazionalisti nei Balcani, una vittoria di Le Pen sarebbe la riscossa finale dei sovranisti?

"Mi sono interrogato a lungo sull’attrazione per l’uomo forte. Oggi il potere è più orizzontale che verticale, le relazioni di potere sono fra imprese e singoli. Siamo tornati all’ homo homini lupus di Hobbes, il sovrano assoluto in grado di riportare la pace civile tra singoli che lottano fra di loro. I cittadini irrequieti non sanno più a che santo votarsi. Se mi permette, vorrei fare una citazione molto antica, V secolo avanti Cristo: Tucidide sottolineava che il regime ateniese era la democrazia, ma di fatto era Pericle che governava la città".

L’uomo forte... E questo si avverte molto in Francia?

"Sì, la Francia mette al centro il presidente, quasi un sovrano repubblicano, un uomo forte istituzionalizzato per legge".

Ma se Le Pen andrà effettivamente al ballottaggio, ci sarà un nuovo fronte repubblicano, come quello di 20 anni fa contro suo padre Jean-Marie?

"No, nel 2002 erano forti i partiti storici, i socialisti e i gollisti, ora rispettivamente al 2 e al 9%. Ormai sono come gli eredi che litigano per i cucchiaini d’argento del parente morto... Non sanno dare indicazioni agli elettori: la gollista Pécresse ha detto che voterebbe Macron, ma solo a titolo personale. E il suo elettorato sarebbe praticamente diviso a metà tra Macron e Le Pen".

E il tribuno dell’ultradestra Zemmour?

"I francesi normalmente votano contro qualcuno, ma stavolta il nemico è Macron. Anche per la sinistra populista di Mélenchon. Non ho dubbi che i sostenitori di Zemmour, che ora accusano Le Pen di “buonismo“, voterebbero per lei al secondo turno".

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