Elezioni europee 2019, sovranisti e populisti: nuove internazionali

Salvini lavora a un fronte delle destre per conquistare le istituzioni Ue e cerca la sponda del Ppe. Assist ai ribelli, il leader grillino contro Macron: "Ci davate dei lebbrosi". Ma la Ue sta con l’Eliseo

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 9 gennaio 2019 - Sinistre (socialiste e radicali) in crisi. Popolari che non se la passano bene. E allora, gli slogan "Uno spettro di aggira per l’Europa" (Marx-Engels) e "L’Internazionale è il sol dell’avvenire" (Garibaldi) sono applicabili a fenomeni politici di più recente conio che, per comodità, chiameremo "Internazionale sovranista" e "Internazionale populista". La prima ha come leader il numero uno del Carroccio, Matteo Salvini. La seconda il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.

La mappa delle alleanze, nel caso di Salvini, è chiara. Per il grillino, un po’ meno. Il ministro dell’Interno, proprio oggi, vola a Varsavia. Occasione unica per definire i contorni di quella che dovrebbe diventare l’Internazionale sovranista, pronta a marciare divisa per colpire unita alle Europee del 23-26 maggio 2019. Si prevede un legame strettissimo con Jaroslaw Kaczynski e il suo partito: il Pis, Giustizia e Libertà (che guida la Polonia da quattro anni). Saldissimo (incontri frequenti e cordialissimi) col francese Rassemblement National (ex Front National) di Marine Le Pen, di nuovo in pista dopo il crollo dei consensi per Emmanuel Macron, il cui partito, La République En Marche, si aggira poco sopra il 20.

C'è poi la destra dei Democratici svedesi che, alle ultime elezioni in patria, ha preso un ragguardevole 17,6 per cento diventando il terzo partito e svelando un attivissimo leader, Jimmie Åkesson, 39 anni. Non manca il Partito della libertà olandese di Geert Wilders che, pur ispirandosi alla tory Margaret Thatcher, non rifiuta mai gli inviti del Carroccio. Salvini e i suoi guardano con attenzione alla destra nazionalista dell’ungherese Viktor Orbàn – che però resterà nel Partito popolare europeo per ‘convertirlo’ a posizioni sovraniste –, a quella austriaca del Partito popolare austriaco e all’estrema destra tedesca dell’Afd, Alernative für Deutscheland. L’idea, che circola da diversi mesi, è organizzare un evento di portata internazionale – si parla di Bologna o Firenze – per dare il via alla campagna per le Europee. Resta inteso che ogni lista correrà col proprio simbolo. Tra i punti di forza (o presunti tali) l’aiuto di Steve Bannon, il Rasputin moderno autore, a detta dei suoi ammiratori, della vittoria di Trump (altro nume tutelare dei sovranisti insieme al neopresidente brasiliano Bolsonaro) e poi cacciato dallo stesso presidente Usa. Bannon è l’animatore di "The Movement", nato nel 2017 con lo scopo di conquistare le istituzioni europee non mancando di ammiccare allo zar Putin.

Diverso discorso per i grillini. Le alleanze europee non sono mai state il loro forte. Ma, per gli uomini di Grillo e Di Maio, lo devono diventare. Ragioni di concorrenza con i leghisti. Ecco quindi spiegato l’entusiasmo per i Gilet gialli. Parte di essi, i più moderati, si trasformeranno in un partito dato, un mese fa, al 12 per cento. Non poco. Ma il M5S guarda anche ai Verdi tedeschi, nonostante gli ultimi voltafaccia su Tap e Ilva non abbiano favorito il dialogo e i tentennamenti sulla Tav abbiano lasciato perplessi i tedeschi. Il Movimento guarda al partito finlandese dei Liike Nyt, fondato poco meno di un anno fa. Peraltro, la scarsa dimestichezza grillina con l’Europa venne dimostrata anche a inizio 2017, quando fallì il passaggio dal gruppo Europa delle libertà e democrazia (Efdd) di Nigel Farage all’Alde, i liberali europeisti.