Guerra in Ucraina e droni in Russia: "Conflitto sempre più ibrido e cyber". Cosa sapere

L'esperto di aviazione: quelle armi sono diventate indispensabili per ciascuna delle parti. Ma sulle notizie occorre un approccio Zero Trust

Mosca, 2 marzo 2023 - I confini della guerra ribaltati, dall’Ucraina alla Russia, è stato scritto dopo la giornata ad altissima tensione di martedì 28 febbraio. Pioggia di droni - ha fatto il giro del mondo la foto di quello che sarebbe arrivato a 100 km da Mosca -, l'attacco a una raffineria nella notte, la chiusura dell’aeroporto di San Pietroburgo e un attacco hacker. Cosa sta succedendo? E cosa dobbiamo aspettarci?

La foto del drone che sarebbe "precipitato" a 100 chilometri da Mosca
La foto del drone che sarebbe "precipitato" a 100 chilometri da Mosca

"Che cosa dobbiamo aspettarci"

"In questa guerra ci sono tanti elementi che ricordano conflitti del passato. Ma il vero elemento di novità è il ruolo centrale che sta assumendo il drone, divenuto sempre di più un’arma indispensabile per ciascuna delle parti. Si parla di droni per le ricognizioni o come mezzo in grado di attraversare centinaia di chilometri di spazio aereo russo. Quelli più piccoli sono molto difficili da identificare anche perché difficilissimi da identificare sui radar"

Quanto pesa la disinformazione in questa guerra?

"Moltissimo, questa è la guerra più documentata di sempre ma anche quella dove la disinformazione la fa da padrone. Per questo è molto rischioso dare certezze".

Chiusura dello spazio aereo a San Pietroburgo: cosa si può dire?

"Mancano tante informazioni, non possiamo escludere nemmeno che si sia trattato di un problema tecnico. La chiusura di uno spazio aereo può essere dovuta a una moltitudine di cause, dalla presenza di un velivolo non identificato, al problema ai radar o ai sistemi informatici di supporto al controllo del traffico aereo". 

Mosca ha parlato di un attacco hacker: le 2 cose sono collegabili?

"Non si può escludere nulla. È una guerra assolutamente ibrida e la dimensione cyber riveste un ruolo molto importante nel conflitto. Gli attacchi più famosi sono i DDoS (Distributed Denial of Service), utilizzati per rendere inaccessibili reti, applicazioni, sistemi critici, anche se in Ucraina nell’ultimo anno sono stati osservati attacchi cibernetici di varia natura, alcuni dei quali volti a sottrarre dati riguardanti il personale militare impegnato sul campo di battaglia, o finalizzati a creare campagne di disinformazione, per raccogliere consenso o per punire i sostenitori della parte avversa. Come avvenuto la scorsa settimana, quando l’Italia è stata presa di mira da alcuni gruppi di attivisti filo-russi, intenzionati a vendicarsi del supporto all’Ucraina annunciato dal Governo dopo la visita di Meloni a Kiev". 

Quindi è tutto molto complicato da decifrare

"Sì, e c’è il rischio di inserire un episodio all’interno di uno schema sbagliato. La chiusura dello spazio aereo in particolare può essere dovuta a una moltitudine di motivi. Potrebbe essere spiegabile con un attacco di droni ma anche per cause informatiche. In passato si è anche fatto riferimento a possibili episodi di false flag, ossia di operazioni condotte sotto “falsa bandiera” per far ricadere la colpa sul nemico. Non ci sono certezze e resta la domanda: di chi dobbiamo fidarci ogni qual volta una foto o un video vengono pubblicati sui social?

C'è la storia del velivolo radar russo A-50 Mainstay in Bielorussia

"Questa notizia ha iniziato a circolare il 26 febbraio. Il prezioso aereo da sorveglianza sarebbe stato gravemente danneggiato da un attacco con droni esplosivi lanciati di un gruppo di partigiani bielorussi. Sebbene ne abbiano parlato i giornali di tutto il mondo, non è ancora chiaro se il velivolo sia stato realmente danneggiato. Anzi, le immagini satellitari pubblicate nei giorni scorsi sembrerebbero escludere danni seri al Mainstay".

Quindi, come regolarci?

"In generale, va applicata a questa guerra e alle notizie che vengono dal 'teatro' un approccio molto diffuso in ambito cyber: lo 'Zero Trust'. Così come in ambito cybersecurity non ci si può fidare di un utente neanche dopo che lo si è autenticato e fatto accedere ad una rete o ad un servizio, nel campo dell’informazione di guerra è necessario valutare la veridicità delle notizie diffidando aprioristicamente di tutte le fonti, e utilizzando molteplici strumenti per verificare i fatti".