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Kiev, 10 aprile 2022 - Fuori c’è il sole ma non lo sanno, qui dentro è sempre mezzanotte. Scendiamo la scala ripida che porta nell’altro mondo, nelle catacombe di Avdiïvka, per poco ancora Ucraina: a sei chilometri dal centro di Donetsk, a due dalla linea di contatto con i russi. I bombardamenti sono costanti, stare all’aria aperta è troppo rischioso e così quei pochi rimasti sopravvivono sottoterra, in un labirinto oscuro che è comunque meglio dell’esterno. "Da un mese non abbiamo acqua, un missile ha distrutto le condutture e siamo a secco", racconta Nely, una dei cinque abitanti che troviamo nelle fondamenta di un palazzo annerito dal fumo e sfregiato dai mortai. "Gli aiuti umanitari non arrivano, dicono che è troppo pericoloso venire fin qui – intanto il rumore delle esplosioni arriva attutito dalla profondità –. Siamo bloccati qui sotto, non abbiamo mezzi per scappare al primo punto di soccorso, non abbiamo soldi, siamo abbandonati a noi stessi". Il marito anziano e claudicante, Vassily, lascia parlare lei, è bloccato dalla rabbia e tiene una mano sul volto. Le uniche parole che gli sentiamo dire sono per il presidente ’eroe’. "A Mariupol 'operazione di pulizia' dei soldati russi: civili uccisi in strada" "Not good Zelensky" e poi in ucraino spiega che non può sostenere chi si è ’dimenticato’ di lui costringendolo a vivere come un topo. La loro casa aveva il giardino, ora vivono cinque metri sotto il livello della strada, in una stanzetta ricavata dal locale caldaie che condividono con la figlia 50enne, una vicina 70enne (Lydia) e suo nipote 13enne. Proviamo a parlare con lui ma è impossibile, abbassa lo sguardo, sembra esausto. L’ambiente è grande meno di 15 metri quadri, ci sono materassi per tutti, taniche d’acqua e scatolette. La definizione di sopravvivenza è qui dentro. "Mio figlio vive ...
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