Donbass: ecco cosa sta succedendo. "A Putin conviene alimentare il caos"

L’analista Claudia Bettiol e la regione ribelle. "Alla Russia non conviene l'invasione"

Lo scontro russo-ucraino

Lo scontro russo-ucraino

"A Putin non conviene invadere ufficialmente il Donbass: per la Russia è meglio mantenere una situazione di instabilità, con miliziani già di fatto in controllo del territorio, per continuare a tenere sulla graticola l’Ucraina". Per Claudia Bettiol, collaboratrice dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e Meridiano 13, difficilmente Mosca varcherà il confine con le proprie truppe.

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Le richieste (impossibili) di Mosca

Come siamo arrivati a questo punto? "Il Donbass è sempre stata una regione che ha richiesto più autonomia all’interno del territorio ucraino, perché si è sempre sentita tagliata fuori dal resto del Paese. La popolazione è di origine russa e guarda più verso Mosca che verso l’Europa. La voglia di ritagliarsi un proprio spazio c’è sempre stata, fin dalla caduta dell’Urss. Gli eventi del 2014 hanno solo accelerato questo processo".

In che senso? "L’invasione della Crimea è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così il Donbass ha chiesto l’indipendenza. I ribelli hanno approfittato della situazione generale di incertezza nel Paese per alzare la voce".

Chi sono i separatisti? "Sono dei secessionisti che vorrebbero creare uno Stato autonomo. Entrare a fare parte della Federazione russa non è la loro prima opzione. Il Donbass è una regione molto ricca e potrebbe essere indipendente da un punto di vista economico. Entrare nell’orbita del Cremlino è una seconda scelta: avrebbero comunque più autonomia che se restassero nel territorio ucraino".

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Mosca ha assoldato anche diversi contractor. Che ruolo hanno? "Sono mercenari che fanno parte di un esercito non ufficiale sempre pronto a entrare in azione".

Perché Kiev si oppone all’indipendenza del Donbass? "Non è solo una questione ideologica, è anche economica. Perdere questo territorio costerebbe molto all’Ucraina".

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Chi combatte per Kiev? "Oggi è l’esercito regolare. Quando nel 2014 è scoppiato il conflitto era tutto diverso. La maggior parte dei soldati erano volontari: persone comuni che volevano difendere la propria patria".

Ma è vero, come dice Putin, che la maggior parte di questi militari sono dei nazisti? "La propaganda sta giocando un grande ruolo. Ci sono effettivamente dei gruppi di estrema destra che combattono, ma come in qualsiasi Paese. In realtà non sono così numerosi. In ogni caso l’estrema destra ucraina, caratterizzata da un forte senso della patria, non è paragonabile a quella dei Paesi occidentali".

Chi arma le milizie filorusse? "Ovviamente il Cremlino, anche se nessuno osa dire apertamente chi finanzia questa guerra e da dove arrivano le amri".

E l’esercito ucraino? "Sicuramente gli Usa. La Turchia, che però ha anche ottimi rapporti con Putin, ha mandato dei droni. Canada e Regno Unito hanno organizzato la formazione dei militari. E poi c’è il Canada".

Se la Russia dovesse invadere il Donbass, sarebbe in grado di mantenere il controllo? "A livello di popolazione, che è in maggioranza russofona, forse sì. Anche se in questo casi è sempre difficile generalizzare. Da un punto di vista economico, però, sarebbe davvero una sfida: annettere un territorio, come è successo alla Crimea nel 2014, ha costi enormi".