Martedì 16 Aprile 2024

Truppe americane in Romania: dove, caratteristiche e cosa significa

Battaglione d’elite, il generale Fioravanti: "Pressign su Putin per la tregua"

Ucraina, la situazione sul campo

Ucraina, la situazione sul campo

Roma, 24 ottobre 2022 - ​Show the flag, mostra la bandiera. In gergo militare significa mettere in atto un dispositivo di deterrenza. E quello che sta succedendo ai confini Est della Nato. "Tutto avviene secondo i piani che l’Alleanza ha sempre pronti e che possono subire variazioni in funzione degli eventi internazionali", spiega il generale Maurizio Fioravanti, analista, già comandante della Brigata paracadutisti Folgore e delle Forze speciali italiane.

Ucraina, la situazione sul campo
Ucraina, la situazione sul campo

Che significato ha il nuovo dispiegamento della 101esima Divisione aerotrasportata americana in Romania, a pochi chilometri dal confine con la Russia?

"La Nato già nel 2002 nel vertice di Parigi decise di creare una forza di impiego rapido di 40mila uomini (Nato response force), a cui concorrono i Paesi membri, capace di essere operativa in 30 giorni. Anche il contingente americano è inserito in questa logica che vede già la presenza di diversi reparti sul fianco Est, italiani compresi".

Già, ma per la 101esima Divisione Usa è la prima volta negli ultimi 80 anni.

"Certo, ma non è un cambio di strategia. La 101esima, che prima era presente in altre parti del mondo, sostituisce l’82esima Divisione Usa che è rientrata. E viene concentrata in Romania perché ora l’esigenza è lì. Sono reparti altamente addestrati e dotati di equipaggiamento completo per l’impiego immediato".

Che caratteristiche ha?

"Si tratta di circa 5mila uomini, come ha spiegato il vice comandante generale John Lubas, dotati di grande capacità operativa. Sono brigate d’assalto, composte dalla fanteria più una aviotraportata di paracadutisti, tutte unità di elite. Sono le Screaming eagles, le aquile urlanti, già famose nella Seconda guerra mondiale“.

Questa mossa può innescare ulteriori reazioni di Mosca?

"Non credo, il rafforzamento Nato a Est è stato deciso dai vertici dei Paesi membri nel vertice di Madrid a giugno. La Russia è preparata a questa evenienza nel senso che non la interpreta come una provocazione. Già nel 2013 quando comandavo le Forze speciali facemmo una esercitazione Nato nell’area Est con la mobilitazione di 40mila uomini".

Rafforzamento a Est, esercitazioni che mostrano i muscoli: tutto ciò può influenzare le prove di dialogo, seppur deboli, in corso?

"Sono scenari diversi. I piani di deterrenza non vanificano le possibilità di dialogo verso un cessate il fuoco. Tutt’altro. Ce lo ha insegnato bene la crisi dei missili di Cuba nel 1962. Il confronto delle possibilità belliche di entrambi i Paesi in campo induce ad evitare passi di non ritorno".

I russi accusano Kiev , che smentisce, di pensare all’uso di una bomba sporca. Di che si tratta?

"Sono ordigni utilizzati con gli aerei o l’artiglieria. Possono veicolare anche materiali radioattivi a bassa intensità. Ma è la solita uscita russa per terrorizzare l’opinione pubblica. È guerra mediatica".

I recenti massicci attacchi a centrali elettriche ed energetiche ucraine sono un cambio di strategia?

"Mosca sta cercando di terrorizzare ulteriormente i civili ucraini affinchè l’opinione pubblica prema sul presidente Zelensky perchè accetti le condizioni di Putin. Ma non funziona. E Putin agisce così perchè sul campo il suo esercito sta perdendo terreno. È Mosca ora ad aver maggiore esigenza di un cessate il fuoco".

C’è il rischio del coinvolgimento nel conflitto della Bielorussia?

"È vero che il presidente Lukascenko ha permesso il varo di una unità cosiddetta interoperabile con l’esercito russo. Ma non credo entrerà nel conflitto perchè nel Paese c’è già un forte movimento di dissenso interno che rischia di esplodere".