Dissenso in Russia, l'ultima sfida a Putin: fiori e peluche per le vittime ucraine

In centinaia omaggiano i morti nel condominio sventrato a Dnipro. E nel Paese sta crescendo la nostalgia del regime sovietico: il 61% dei russi rimpiange l’Urss, dodici anni fa erano il 50%

Roma, 24 gennaio 2023 - La Russia si avvicina al primo anniversario di una guerra che deve ancora chiamare ‘operazione militare speciale’, dove una minoranza protesta come può e la maggior parte rimpiange l’Unione Sovietica. È quel periodo dell’anno, nel Paese, in cui, passate le festività natalizie, si ritorna alla routine di tutti i giorni, e, ancora nel mezzo del gelido inverno, si inizia ad aspettare fiduciosi l’arrivo della primavera. Ma quella di quest’anno è una Russia sconvolta, aizzata dalla propaganda del Cremlino e dove solo una parte sembra rendersi davvero conto di cosa stia succedendo. E cerca di protestare, a modo suo.

Stando agli ultimi sondaggi, Il 63% dei russi ha nostalgia dell’Unione sovietica
Stando agli ultimi sondaggi, Il 63% dei russi ha nostalgia dell’Unione sovietica

Da una settimana, centinaia di russi in tutto il Paese stanno depositando fiori, peluche e fotografie del palazzo sventrato a Dnipro da un missile di Mosca, come atto di protesta nei confronti di un conflitto che non sentono loro e di pietà per i bambini che hanno perso la vita nel bombardamento. Hanno iniziato dalla capitale, con la statua di Leysa Ukrainka, poetessa nota non solo per il valore letterario delle sue opere, ma anche per la promozione della produzione culturale del suo Paese. La polizia li ha fermati, ripulendo il monumento da tutti gli omaggi, transennandolo e piazzando una camionetta a fare la guardia al posto.

Gli arresti sono stati una decina, tutte persone colpevoli di aver deposto un mazzo di fiori, tranne una ragazza, che si è addirittura permessa di esibire un cartello con scritto. ‘Gli ucraini non sono nemici, ma nostri fratelli’. La polizia russa era convinta di avere risolto il problema. Ma, a volte, il coraggio è contagioso e così in pochi giorni sono spuntati mazzi di fiori, peluche e biglietti davanti a tutti i monumenti a scrittori ucraini presenti nel Paese. A San Pietroburgo, la città natale del presidente Putin, il basamento in granito della statua al poeta Taras Shevshenko è stato ricoperto di fiori. E poi Tver, Novosibirsk, nella Siberia profonda, segno che, nonostante la censura e la versione alternativa della propaganda, qualcuno ha iniziato a capire cosa stia avvenendo in Ucraina.

Il giro si è chiuso a Mosca, dove ‘la protesta dei fiori’ ha fatto il grande passo, tornando a depositare bouquet, ma questa volta sulla tomba di Nikolaij Gogol’, nato in Ucraina e impregnato della cultura della sua terra, ma che ha pubblicato la sua opera più importante, Le anime morte, in russo. Sepolto a Mosca, è conteso da Kiev, che accusa i russi di appropriazione culturale. Ai piedi della statua, nel centro di Mosca e su uno dei viali più trafficati della città, in mezzo a fiori e giochi per bambini, è comparso un biglietto che recitava ‘Dniepr, prastì!’, ossia ‘perdonaci, Dniepr’.

Speranze sottili, come i gambi dei tulipani, che in questa stagione nel Paese prendono il posto delle rose e che cadono ricurve davanti ai risultati di un sondaggio della FOM, una società di ricerca considerate fra le più attendibili in Russia, per la quale il 63% della popolazione rimpiangerebbe l’epoca dell’Unione Sovietica. Si tratta del valore più alto degli ultimi 20 anni. Nel 2011, i nostalgici erano il 50%. Segno che la politica sempre più nazionalista e improntata a una revisione del passato, portata avanti dal presidente Putin, inizia a dare i suoi frutti.

La situazione rischia anche di peggiorare, vista la riforma scolastica, che prevede lezioni di patriottismo fin dalle prime classi di scuola elementare. Poco prima dell’inizio della guerra, appena il 25% dei russi era al corrente dei crimini compiuti durante lo stalinismo e nel 19% dei giovani aveva un’opinione positiva del leader sanguinario. Proprio nei mesi precedenti alla guerra, in due città della Russia erano state inaugurare statue al dittatore georgiano. Contrasti da un Paese che, oltre a non avere il diritto di poter decidere del suo futuro, sembra sempre più prigioniero del suo passato.