Roma, 22 aprile 2022 - Disney, in America i repubblicani le fanno guerra. Il governatore della Florida, Ron DeSantis - possibile candidato alla Casa Bianca nel 2024 - ha annullato lo statuto di autogoverno di cui gode il colosso nel suo parco divertimenti di Orlando: è l’ultimo capitolo di una guerra culturale che va avanti da settimane e che sta scuotendo gli Stati Uniti.
A opporre l’esponente repubblicano e l’azienda una controversa legge sull’istruzione votata in Florida. Nello Stato è stata infatti approvata una legge che vieta l’insegnamento dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere nelle scuole elementari.
La legge sul gender
La legge, soprannominata “Don’t Say Gay” dai suoi critici, fa parte di una battaglia culturale condotta dal Partito Repubblicano, a pochi mesi dalle elezioni di medio termine che si terranno a novembre. La Disney prima ha rifiutato di commentare la legge (per non avere problemi con il governo di uno Stato in cui impiega circa 75mila persone). Ma le critiche diffuse a questo silenzio sulla questione hanno spinto il direttore esecutivo Bob Chapek a condannarla e sospendere le donazioni nello Stato. Adesso la decisione del governatore. Del resto DeSantis di recente lo aveva detto: “Se la Disney vuole combattere, ha scelto la persona sbagliata”.
Il distretto speciale
Il distretto speciale era nato nel 1967 in base a un accordo tra la Walt Disney e lo stato della Florida. Fino ad ora nel Reedy Creek Improvement District il colosso Disney ha potuto anche riscuotere tasse e godere di esenzioni fiscali. Insomma, una vera e propria forma di auto-governo.