Roma, 11 aprile 2025 – Il prezzo al barile del petrolio diminuisce e l’economia russa trema. A stare poco tranquillo c’è soprattutto il Cremlino, che sperava con le entrate energetiche, che rappresentano da sole il 30% di quelle totali, di poter continuare a finanziare la costosa macchina della guerra, come fatto fino a questo momento nonostante le sanzioni. I clienti possono cambiare e Cina e India hanno aiutato la Russia per quanto potevano. Ma se i clienti possono cambiare, quando il prezzo scende non c’è appoggio che tenga. E così, in una situazione che già era tutto fuorché rosea, adesso il presidente Vladimir Putin rischia di trovarsi alla canna del gas, lo stesso che deve vendere a valori inferiori da quelli che aveva preventivato.

Sulla Piazza Rossa e sulla Duma, il parlamento russo riecheggiano le parole di Elvira Nabiullina, governatrice della Banca Centrale Russa ed economista stimata dalla comunità internazionale, che nei mesi scorsi aveva evidenziato come i rischi di una stagflazione, ossia un combinato disposto micidiale di alta inflazione e crescita zero, fosse più che probabile. La numero uno della Bank Rossij espose questi timori quando il prezzo del dollaro al barile era ancora attestato sui livelli di norma. Chissà oggi che cosa direbbe.
Intanto, il Ministero per lo Sviluppo economico di Mosca ha fatto sapere che in febbraio il pil nazionale è cresciuto appena dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. A gennaio, si era registrato un incremento del +3%. Si tratta dell’aumento più risicato da marzo 2023. Male anche la produzione industriale, in un Paese dove l’economia è stata riportata tutta a economia di guerra. Dal dicastero hanno fatto sapere che il 2024, con il suo giorno in più, potrebbe avere influenzato le statistiche. Ma gli economisti temono che il rallentamento sia ormai un fatto strutturale e che, con il prezzo del petrolio più basso e meno entrate nelle casse dello Stato, questa potrebbe diventare palese. A pesare c’è anche il costo della guerra, in modo diretto e indiretto. L’età media della popolazione maschile russa ha un’età media di 65 anni. Il Paese vive da decenni un inverno demografico, aggravato dai numerosi conflitti che lo hanno visto protagonista, oltre all’alcolismo e alla diffusione dell’HIV. I russi, insomma, sono pochi, certo molti meno di quelli di cui il Paese avrebbe bisogno per prosperare.
Le casse statali, poi, devono tenere conto del fatto che la guerra costa anche sotto un altro punto di vista. Per costringere migliaia di persone non più giovani e male armate ad andare al fronte, Mosca ha dovuto pagare. Il prezzo del petrolio basso, insomma, oltre a dare il colpo di grazia all’economia già messa a dura prova da diversi fattori, ma anche ai sogni di gloria del presidente Putin, che sta preparando reclutamento da 160mila persone che per il 2025 intende portare le spese per Difesa al 7,5% del Pil.