Venerdì 13 Giugno 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Dazi L’Europa contrattacca

Trump raddoppia le imposte sull’acciaio. L’Ue: "Mina il dialogo, reagiremo". .

Trump raddoppia le imposte sull’acciaio. L’Ue: "Mina il dialogo, reagiremo". .

Trump raddoppia le imposte sull’acciaio. L’Ue: "Mina il dialogo, reagiremo". .

Ancora dazi, sempre dazi. Ora Donald Trump distribuisce mazzate d’acciaio e bacchettate di alluminio. Machismo tariffario? "Ha bisogno di un pugno sul naso", è il consiglio al resto del mondo del premio Nobel per l’Economia Paul Krugman, dopo le ultime novità. Dal 4 giugno gli Stati Uniti raddoppieranno la maggiorazione alla dogana delle due leghe metalliche più utilizzate: dal 25% al 50%. La Ue "è pronta a imporre contromisure", reagisce Bruxelles, mentre la Casa Bianca tira dritto: "Un’altra grande notizia per i nostri meravigliosi lavoratori. Rendiamo l’America di nuovo grande", è l’autopromozione presidenziale su Truth. Il social personale del tycoon trascura i costi della manovra per i trasformatori e consumatori americani. Maggiori incassi alle barriere doganali e maggior lavoro agli altiforni rappresentano ipotesi più seduttive, seppur non automatiche almeno nel caso dei posti di lavoro in fabbrica in un settore ad alta competizione tra pochi colossi in prevalenza asiatici.

L’annuncio presidenziale arriva al termine di un discorso ai lavoratori del settore siderurgico a West Mifflin, vicino Pittsburgh, in quella Pennsylvania che era il simbolo dell’industria pesante americana e che ora ne è solo la sbiadita discendente: da Steel Belt a Rust Belt – la cintura della ruggine – secondo il destino comune di molti altri Stati, dall’Ohio all’Indiana, dal West Virginia al Wisconsin (e non solo). La misura appena svelata "renderà ancora più sicura l’industria siderurgica", insiste Trump di fronte alla platea altamente sindacalizzata della US Steel, ridotta a 20mila dipendenti e costretta dal mercato a una sgradita partnership con Nippon Steel. "US Steel continuerà a essere controllata dagli Stati Uniti – assicura il tycoon –. Non ci saranno licenziamenti o delocalizzazioni di posti di lavoro a causa dell’accordo". La scelta presidenziale, arrivata dopo la sentenza contro i dazi della Corte Federale del commercio poi sospesa dalla Corte d’appello fino a sentenza di merito, si spiega anche con il fatto che acciaio e alluminio rappresentano un ambito tariffario legittimato da motivazioni di "sicurezza nazionale" non contestate, almeno per ora, dai giudici.

L’Unione europea la prende molto male, ma si sforza di restare fredda. L’annunciato raddoppio dei dazi sulle importazioni negli Stati Uniti di acciaio e alluminio "mina gli sforzi in corso per raggiungere una soluzione negoziata", commenta il portavoce della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, esprimendo "forte rammarico". "Questa decisione – spiega la nota di Bruxelles – aggiunge ulteriore incertezza all’economia globale e aumenta i costi per i consumatori e le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico". "In buona fede – sottolinea ancora Palazzo Berlaymont –, il 14 aprile la Ue ha sospeso le contromisure per creare lo spazio necessario a proseguire i negoziati". Ora reagirà. Se non sarà raggiunta una soluzione reciprocamente accettabile, "le misure Ue esistenti e quelle aggiuntive" (ancora in fase di consultazione tra i 27) "entreranno automaticamente in vigore il 14 luglio". Oppure anche "prima, se le circostanze lo richiederanno". La Commissione è "pronta ad agire in difesa degli interessi dell’Unione" e per tutelare "lavoratori, consumatori e industria" (questo il pubblico impegno).

E ad auspicare risposte drastiche dell’Europa è niente meno che il premio Nobel 2008 Paul Krugman: in video conferenza con il grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, il professore emerito dell’Università di Princeton invita la Ue a "non fare concessioni accarezzando l’ego di Trump", perché sarebbe "più psicologia che economia e non funzionerà". Secondo Krugman, "qualsiasi cosa somigli a una concessione farà pensare a Trump che può fare quello che vuole", proseguendo così la "politica dei dazi". Una deriva evidente: la "pazzia del momento" di "un presidente che ha delle ossessioni".