Giovedì 25 Aprile 2024

Guerra commerciale Usa-Cina, Trump vuole dazi da 200 miliardi. Pechino risponde

La Casa Bianca applicherà una aliquota del 10% su beni importati dal Dragone per 200 miliardi di dollari, che potrebbe salire al 25% senza accordi. Pechino contrattacca: via libera a una stretta per 60 milardi di dollari su beni made in Usa

Donald Trump (Ansa)

Donald Trump (Ansa)

New York, 18 settembre 2018  - La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si inasprisce. Donald Trump tira dritto sui dazi a Pechino, con l'imposizione di una aliquota al 10 per cento su beni importati dal Dragone per 200 miliardi di dollari. Inoltre la Casa Bianca ha annunciato che dall'inizio del 2019, se non si troverà una soluzione condivisa questi dazi saliranno al 25 per cento. Nel mirino ci sono 5.000 prodotti "made in China". Non solo, gli Usa hanno ribadito la minaccia di imporre ulteriori dazi su altri 267 miliardi di dollari di beni cinesi, nel caso in  cui Pechino dovesse procedere alle rappresaglie che aveva già minacciato.  

Non si è fatta attendere la risposta di Pechino che ha già preso le sue contromisure alla decisione del presidente americano: una stretta su beni "made in Usa" per 60 miliardi di dollari. I nuovi dazi cinesi partiranno dal 24 settembre e colpiranno una lista di oltre 5.200 prodotti importati dagli Stati Uniti, con tariffe tra il 5% e il 10%. Inoltre Pechino ha deciso di ricorrere all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per denunciare la decisione americana che "viola le regole del Wto", si legge nella nota diffusa dal ministero del Commercio.

A riprova di quanto sia complessa questa vicenda, Washington ha rimodulato il suo intervenendo rimuovendo circa 300 prodotti dalla lista di beni colpiti, tra cui gli smart watch (un occhio di riguardo per Apple), alcuni prodotti chimici, caschi da bici e seggioloni. Dalle mosse di Trump traspare, secondo gli analisti, la volontà di spingere le imprese Usa che producono in Cina a spostare la produzione altrove, infatti parte da dazi al 10 per cento, invece che subito al 25 per cento, 

Negativa la reazione di alcune associazioni di corporate Usa. Jay Timmons, presidente della National Association of Manufacturers ha avvertito che i dazi potrebbero vanificare gli effetti positivi ottenuti dalle riforme su fisco e regolamentari compiute dalla stessa amminsitrazione Trump.

Le Borse dell'Asia comunque non sono crollate, infattti a diferenza delle passate sedute gli indici avevano già ampiamente anticipato la manovra Usa. A Tokyo si è perfino verificato un piccolo rally con il Nikkei 225 che ha chiuso al più 1,41 per cento.

Preoccupata il numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che teme che l'escalation delle tensioni commerciali tra Usa e Cina possa provocare uno "shock" per economie emergenti, scatenando una crisi a partire dalle già provate Turchia e Argentina. Al Financial Times, Lagarde esclude al momento un "contagio", anche se avverte che "le cose possono cambiare rapidamente".