"Dare tank e jet a Kiev è un rischio. La Nato al limite della linea rossa"

L’analista Francesco Strazzari: l’Alleanza cerca di gestire l’escalation, ma con le armi pesanti la guerra può deflagrare

Un carro armato russo bruciato in una strada o ovest di Kiev

Un carro armato russo bruciato in una strada o ovest di Kiev

"L’Occidente sta camminando su una linea molto sottile, su un crinale strettissimo, immaginando il calcolo russo, cioè il calcolo di qualcuno che sinora ha sbagliato i calcoli. Si sta pensando che alla Russia non convenga puntare a una escalation diretta con l’Occidente. Probabile, razionale, ma per nulla certo. La verità è che nessuno può escludere un confronto diretto, fino allo spettro nucleare". Così il professor Francesco Strazzari della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Mettiamola giù diretta. È giusto dare armi all’Ucraina?

"Io non mi esprimo in termini di giustizia, dico che è legittimo che gli ucraini, aggrediti, ci chiedano armi. E la Nato ha capito benissimo che non può esimersi dal dargliele. L’Alleanza Atlantica sa che fornendo armi si protrae la guerra e che protraendola ci sono maggiori chance di portare Putin a più miti consigli. Perché, sia chiaro, Putin non ha già dimostrato di non capire altra lingua che non sia quella della forza. Putin non si accontenta, Putin non si ferma se gli si fanno altre concessioni territoriali o politiche: deve convincersi che non può avere altro, sennò insisterà, anche per anni".

I russi hanno detto che i carichi di armi diventano obiettivi legittimi.

"Lo hanno detto dall’inizio. Ed è comprensibile. Non a caso i comandi Nato sono molto attenti a gestire l’escalation per trovare il livello giusto, per poter far capire alla Russia che non stiamo varcando la linea rossa ma al tempo stesso continuare a sostenere lo sforzo ucraino fino all’obiettivo finale, che è quello che la Russia perde se non vince".

Sarebbe a dire?

"Se si riesce a gestire l’escalation, l’Ucraina vince non perdendo, cioè riuscendo a trasformare in guerra d’attrito l’offensiva russa che sta per scattare sull’est del Paese dopo aver abortito l’obiettivo Kiev. Questa è la chance che l’Ucraina ha: trascinare la Russia in un pantano che avrebbe tempi e costi protratti. Può essere che funzioni. Ma la scommessa che si sta giocando contiene una ambiguità. Siamo passati “dall’aiutiamo la difesa Ucraina“ a definire l’azione militare ucraina una difesa comunque, a prescindere dal tipo di armi. Si è passati da armi anticarro e antiaereo a breve gittata ad armi sempre a più lunga gittata e a forze corazzate. C’è il rischio di una logica debordante".

La fornitura di aerei d’attacco è al di sopra o al di sotto della linea rossa?

"Decisamente al di sopra, e la Nato lo sa. E anche la fornitura di carri armati in massa. Anche perché con aerei d’attacco e centinaia di tank l’Ucraina potrebbe portare la guerra in Russia, cosa che potrebbe spingere Mosca a usare armi nucleari tattiche. Loro lo hanno detto con chiarezza, anche ultimamente: se è a rischio l’esistenza stessa della Russia, l’uso del nucleare è legittimo".

Ma se si dovesse arrivare in qualche modo a una scontro diretto Nato-Russia, l’escalation verso il nucleare sarebbe inevitabile?

"Sappiamo che esiste una linea diretta, tipo il vecchio telefono rosso, tra Russia e Stati Uniti. Ci sono dei meccanismi razionali che potrebbero e dovrebbero evitare l’uso delle atomiche. Il problema è che oggi siamo davanti a una élite del Cremlino che è livida, a qualcuno che nell’ipotesi migliore ha sbagliato i calcoli, mentre nell’ipotesi peggiore ha un disegno di lungo termine che non si fa scrupolo dei civili pur di raggiungere i propri obiettivi. Siamo sicuri che, messo alle strette, Putin non consideri l’uso del nucleare tattico? Non possiamo esserlo. Io non mi fiderei della sua lucidità".

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