Lunedì 23 Giugno 2025
CLARA LATORRACA
Esteri

Dallo scontro tra Trump e Harvard alla scuola “patriottica” cinese: quando l’istruzione diventa ideologia

Negli USA, in Cina e anche in Italia, la scuola smette di essere neutrale. Tra censura, propaganda e battaglie culturali, l’educazione riflette le tensioni della società

Protestanti all’università di Harvard

Protestanti all’università di Harvard

La recente decisione del presidente statunitense Donald Trump di vietare l'iscrizione di studenti stranieri all'Università di Harvard ha suscitato forti reazioni sia a livello interno che internazionale. Notizia di oggi la condanna da parte della Cina, che ha definito la mossa una "politicizzazione dell'istruzione". È stato questo il commento del ministero degli Esteri Mao Ning, espresso nel briefing quotidiano. 

Il sistema educativo statunitense, tra svolta “woke” e paura del “gender”

Negli ultimi anni, il sistema educativo statunitense si è trasformato in uno dei principali teatri della “guerra culturale” tra conservatori e progressisti. A innescare il conflitto è stata, tra le altre cose, la crescente attenzione all’educazione antirazzista e all’inclusività, che molte scuole e distretti scolastici hanno cercato di implementare attraverso programmi didattici, formazione del personale e revisioni dei materiali scolastici. A destra, queste scelte sono state spesso bollate come indottrinamento woke. Negli Stati governati da repubblicani (come Florida e Texas), sono state varate leggi che vietano l'insegnamento della “critical race theory” – una corrente accademica che analizza il razzismo come un fenomeno sistemico – anche se spesso non era realmente insegnata a livello di scuola superiore. Le accuse parlano di una scuola che “colpevolizza i bambini bianchi” e fomenta divisioni identitarie. L’ex governatore della Florida, Ron DeSantis, ha costruito parte della sua popolarità su una campagna contro il “wokismo nelle scuole”, vietando libri e corsi considerati ideologici, come alcuni testi dell’autrice Premio Nobel Toni Morrison.  

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Ma anche il progressismo non è immune da estremismi. In nome dell’inclusività, alcune scuole hanno adottato pratiche controverse, come l’eliminazione di classici della letteratura (come Il buio oltre la siepe o Le avventure di Huckleberry Finn) per la presenza di termini razzisti, anche se contestualizzati. In alcune università, si è arrivati al punto di fornire trigger warning per testi come 1984 di Orwell, giudicati “psicologicamente disturbanti”.

Il sistema scolastico cinese e la politicizzazione sistemica

Ma qual è la situazione dell’istruzione nella Repubblica Popolare Cinese, che ha attaccato duramente la decisione di Trump? In Cina, la politicizzazione della scuola non è un effetto collaterale del dibattito pubblico: è un elemento strutturale del sistema. Fin dalle elementari, il curriculum scolastico prevede l’insegnamento del pensiero di Xi Jinping, inserito ufficialmente nei programmi a partire dal 2021, e ampie sezioni di “educazione patriottica”, che celebrano la storia del Partito Comunista Cinese e promuovono un’interpretazione univoca della realtà politica e sociale del paese. I manuali vengono regolarmente revisionati per allinearsi alla linea del partito e alcuni eventi storici – come la protesta di piazza Tiananmen del 1989 – vengono omessi del tutto. L’istruzione, in questo contesto, diventa uno strumento di coesione ideologica e sociale, volto a formare cittadini fedeli alla narrazione ufficiale dello Stato. Le università, pur eccellendo in ambiti come la matematica o l’ingegneria, sono soggette a stretto controllo politico: docenti e studenti sanno di doversi attenere a determinate linee, pena conseguenze accademiche e legali.

E in Italia? Una politicizzazione più sottile, ma presente

Anche in Italia, pur con toni meno accesi rispetto agli Stati Uniti, la scuola è periodicamente oggetto di tensioni politiche e ideologiche. Il dibattito si riaccende ciclicamente su temi come l'educazione sessuale, l’orientamento dell'insegnamento della storia o le attività legate alla Giornata della Memoria e al 25 aprile.

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Negli ultimi anni, ad esempio, alcuni istituti hanno ricevuto pressioni per ridimensionare o sospendere iniziative legate alla parità di genere, accusate da esponenti di destra di “propaganda gender”. Di questa linea fanno parte le ultime decisioni prese dal Ministro dell’Istruzione Valdiatara e approvate dal Consiglio dei Ministri che stringono le maglie sulle attività extracurricolari di formazione sull’affettività e il sesso in classe: alle superiori ci vorrà il consenso scritto dei genitori, mentre alla materna e alle elementari ci si dovrà fermare a ciò che si insegna in biologia e dunque allo studio del corpo umano e della riproduzione. L’estrema polarizzazione ideologica che caratterizza il contesto americano non sembra replicarsi con la stessa forza in Italia, anche per via di un sistema scolastico tendenzialmente più centralizzato e meno soggetto al controllo politico locale. Tuttavia, l’uso della scuola come veicolo di battaglie simboliche è un rischio che riguarda anche il nostro paese.