A Cuba una base cinese per spiare gli Usa? Lo scoop del Wsj. Ma anche la Casa Bianca frena

L’Avana avrebbe ricevuto diversi milioni di euro da Pechino in cambio della disponibilità a installare strutture per intercettazioni elettroniche. La smentita dei due Paesi: “Calunnie”. Washington: “Informazioni non corrette”

Il presidente cubano  Miguel Diaz-Canel con il presidente cinese Xi Jinping (Ansa)

Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel con il presidente cinese Xi Jinping (Ansa)

Washington, 9 giugno 2023 – Antichi venti di guerra fredda soffiano su Cuba. Secondo il Wall Street Journal la repubblica caraibica avrebbe accordato alla Cina di installare sul proprio suolo una base di spionaggio in cambio di “diversi milioni di dollari”. Pechino si piazzerebbe qui per intercettare con avanzati strumenti elettronici quello che succede nella vicina Florida, dove sono collocate molte strutture militari degli Stati Uniti, tra cui Fort Liberty, la più grande base Usa.

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La notizia lanciata ieri dal prestigioso quotidiano economico statunitense viene smentita prontamente sia da Cuba che dalla Cina, entrambe governate da un regime comunista e ai tempi della guerra fredda schierate con il blocco orientale, contro gli Stati Uniti. Le informazioni del WSJ sono “infondate”, replica Carlos Fernández de Cossío, vice ministro agli Affari esteri dell’Avana. Che non ha dubbi: "Calunnie di questo tipo sono state spesso inventate da funzionari statunitensi”. Anche Pechino alza la voce contro Washington e la sua “tattica di diffondere voci e calunnie”. Gli Usa “dovrebbero smettere di interferire negli affari interni di Cuba sotto la bandiera di libertà, democrazia e diritti umani, e annullare il blocco commerciale e finanziario”, tuona il il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin. Il quale ricorda come gli Usa abbiano “occupato illegalmente per molto tempo la base di Guantanamo Bay” e imposto un embargo a Cuba che dura tutt’oggi. 

Anche la Casa Bianca tenta di ridimensionare lo scoop del Journal. Quando scritto dalla testata newyorkese “non è corretto”, precisa il portavoce per la sicurezza degli Stati Uniti John Kirby, piuttosto sibillino per la verità. “Quello che posso dirvi è che siamo preoccupati fin dal primo giorno di questa amministrazione per le attività di influenza della Cina nel mondo, certamente in questo emisfero e in questa regione”, dice Kirby circostanziando con parole vaghe quello che invece il Pentagono si è rifiutato di commentare. 

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La tensione tra Stati Uniti e Cina si è alzata ultimamente con il sostegno di Washington a Taiwan, che Pechino vuole riunire alla terraferma. Il leader cinese Xi Jinping ha spinto una rapida espansione della presenza di sicurezza del Paese nel mondo, con l'obiettivo di eguagliare l'ampia presenza dell'esercito statunitense in tutti i continenti. Si ricorderà il caso del pallone cinese abbattuto nei cieli americani. Per il Pentagono avrebbe raccolto immagini di siti militari a scopo di spionaggio. Una base a Cuba, che si trova a 90 miglia (150 chilometri) dalla punta meridionale della Florida, sarebbe per gli Usa un vero e proprio affronto.