Pakistan, cristiana bruciata viva dal fidanzato. "Non voleva convertirsi all'Islam"

Orrore a Sialkot, nel Punjab. L'assassino è il fidanzato di lei: entrambi volevano sposarsi, ma tutti e due chiedevano all'altro di abbracciare la religione opposta

Fuoco, foto generica (Archivio)

Fuoco, foto generica (Archivio)

Islamabad, 22 aprile 2018 - Orrore in Pakistan, dove Asima Yaqoob, una ragazza cristiana di 24 anni, è morta in ospedale dopo essere stata bruciata viva da un giovane musulmano, a causa del rifiuto di lei di convertirsi all'Islam per sposarlo. L'aggressione è avvenuta nella città di Sialkot, nel Punjab. La vittima è morta nell'Ospedale Mayo di Lahore, nel Punjab. Il decesso, hanno indicato i medici, è avvenuto per la gravità delle ustioni riportate dalla giovane su gran parte del corpo. Il responsabile del gesto, Muhammad Rizwan Juggar, ha confessato ed è stato arrestato ieri.

I FATTI - Erano convinti di sposarsi, Asima e Muhammad. Entrambi volevano unirsi in matrimonio, ma tutti e due chiedevano all'altro di convertirsi alla religione opposta. Quando il ragazzo ha capito che lei non avrebbe ceduto, l'ha cosparsa di cherosene e quindi le ha dato fuoco. Dopo l'arresto, Muhammad ha confessato quanto accaduto alla polizia.  Il cristianesimo è la più grande minoranza religiosa nel Paese, rappresentata dall'1,5 % della popolazione. La metà dei cristiani è di fede cattolica.

L'ENNESIMA VITTIMA - Si allunga così la lunga scia di orrore vittima della follia fondamentalista. Solo di ieri la tragica storia di Sana Cheema, 25 anni. Veniva da Gujrat, anche lei in Pakistan, e da qualche anno viveva a Brescia. Sarebbe stata sgozzata dal padre e dal fratello nella sua città d'origine, dove era tornata per ribadire che avrebbe sposato il suo compagno italiano.

IL GIALLO - Ma un giallo ruota attorno alla vicenda di Sana: padre e fratello sarebbero liberi. "Intorno a mezzogiorno, ho chiamato il padre di Sana al cellulare: mi ha parlato al cellulare, è libero. Come può essere stato lui, se non è in prigione?", riferisce Nasser, giovane tunisino che da un mese vive al primo piano della stessa palazzina della famiglia pakistana e che conosceva bene la giovane. Il segretario nazionale della comunità pakistana in Italia ha confermato che il padre e il fratello sono liberi ma ha precisato che "è stata aperta un'inchiesta per capire cosa sia realmente successo". E ha aggiunto: "Ci sono due versioni contrastanti, c'è chi dice che è stata uccisa, ma altre fonti che è morta per un malore".