Crisi ucraina, Draghi chiama Putin. E Mosca assicura il gas all’Italia

Il premier torna sulla scena internazionale e tratta con lo Zar: "Necessario far calare la tensione nell’area"

Il premier Mario Draghi, 74 anni

Il premier Mario Draghi, 74 anni

Roma, 2 febbraio 2022 - Mario Draghi è atlantista senza se e senza ma. Ma quando di mezzo c’è il gas, mai come in questa stagione di prezzi dell’energia alle stelle e di imprese sull’orlo del fallimento, c’è poco da scherzare. Soprattutto quando si è alla guida – ragionano a Palazzo Chigi – di un Paese vulnerabile come l’Italia: importiamo il 90% dell’energia che consumiamo e la Russia copre il 40-43% del nostro import di gas. Si spiega, dunque, che la rentrée del premier sulla scena internazionale, dopo la pausa collegata alla partita del Quirinale, abbia avuto come momento clou il colloquio con Vladimir Putin. E se, da un lato, Draghi ha espresso la crescente preoccupazione per la situazione ucraina e ribadito come la Nato non possa rinunciare ai suoi principi sulle alleanze, con la conseguente esigenza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni, dall’altro, e non a caso, il presidente russo ha confermato l’intenzione di Mosca di "continuare a sostenere stabili forniture di gas all’Italia".

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Una garanzia vitale per l’Italia, ma che tocca il centro nevralgico della crisi internazionale in corso in queste settimane nei rapporti tra Cremlino, Ue e Usa. Un’assicurazione che apre o potrebbe aprire, almeno potenzialmente, interrogativi sul ruolo del nostro Paese nella Nato e nella partnership con gli Usa. Anche se la telefonata tra Palazzo Chigi e il Cremlino segue quelle di Emmanuel Macron con lo Zar di Mosca e, dunque, non rappresenta un inedito o un’eccezione. Tanto più se si considera anche l’atteggiamento prudente della Germania.

Va in questa direzione l’analisi di Paolo Magri, vice-presidente esecutivo e direttore dell’Ispi e professore di Relazioni internazionali alla Bocconi: "Per motivi storici e alla luce dei rapporti economici c’è, in Europa e in ambito Nato, un’attenzione preoccupata nei confronti dell’Italia e della possibile vicinanza alla Russia. Se ne parlò molto all’epoca delle sanzioni post-Crimea, ma la posizione italiana è alla fine sempre stata allineata a quella europea".

In questo momento, comunque, continua Magri, "le attenzioni principali in Europa e dentro la Nato sono concentrate sulla Germania, che ha rapporti politici e economici più rilevanti dei nostri e fatica a definire una posizione non ambigua, anche dentro la nuova coalizione".

Altrettanto netti altri due analisti di primo piano degli scenari internazionali. Secondo Alessandro Politi, direttore della Nato Defence College Foundation, "non ci sono fughe in avanti dell’Italia e non è in discussione la nostra affidabilità atlantica: anzi, dobbiamo uscire, e lo stiamo facendo, da una condizione di minorità nella quale alcuni politici ci hanno messo in passato per non sbagliare. Ricordiamo che siamo tra i primi nella Nato per apporto". E questo mentre, a sua volta, Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, insiste: "Il nostro Paese sta facendo interamente la sua parte, soprattutto nel Sud del Mediterraneo. E, del resto, la Russia non è un nostro nemico e non vedo perché dovremmo interrompere il dialogo con quel Paese". In fondo, anche volendo, non potremmo neanche permettercelo, di non avere rapporti con Mosca. Innanzitutto per il gas.

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"L’Europa è l’area nel mondo che soffre di più questo problema – ha avvisato Claudio Spinaci, presidente di Unem (ex Unione petrolifera italiana) –. L’Italia è il Paese europeo che ne risente più di tutti". Non basta. "La Francia ha comunque il nucleare, la Germania il carbone – ha spiegato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - L’Italia è più vulnerabile. Il costo energetico sulle nostre aziende sta diventando insostenibile. La concorrenza straniera rischia di travolgerle". Joe Biden sta cercando di convincere gli europei di poter sostituire l’offerta russa con il gas liquefatto in arrivo dall’America e dal Qatar. Ma il ministro dell’Energia qatarino, Saad al-Kaabi, ha gelato le attese: il suo Paese è alla massima capacità di estrazione, e "se i rubinetti russi fossero chiusi, per far fronte ai suoi bisogni l’Europa avrebbe bisogno di "uno sforzo collettivo da più parti". Il gas di Doha, dunque, non basterebbe. Draghi lo sa bene.