
Ursula von der Leyen
Roma, 28 giugno 2025 – Si scrive “semplificazione”, si legge ‘deregolamentazione’ e svolta verso destra della governance europea. Tanto che l’asse portante, ma numericamente sempre meno consistente, tra popolari del Ppe e socialisti S&D, che ha dominato la politica di questo primo mezzo secolo di unità europea, comincia seriamente a vacillare e propendere verso una svolta di centrodestra. Ovvero verso un’intesa sempre più organica tra popolari e conservatori di Erc, all’insegna soprattutto di una rigida politica di contrasto alle migrazioni e di revisione del Green deal, a scapito del ruolo sempre più ancillare dei socialisti. Che infatti, a loro volta divisi tra istanze più restrittive in tema di migrazioni e economia del Nord e Europa rispetto ai Paesi mediterranei, si interrogano faticosamente sul proprio futuro.
Investimenti sulla difesa, fare barriera rispetto ai flussi migratori (che però sono l’unico fattore vero di ringiovanimento della popolazione), rimodulare il Green deal. Sono questi i nodi nevralgici del dibattito politico europeo sia tra i partiti che tra i governi, come confermato anche l’agenda dell’ultimo Consiglio. E nemmeno la prossima rotazione della presidenza del Consiglio Ue, che da martedì 1° luglio passa alla Danimarca a governo socialdemocratico, uno dei pochissimi insieme alla Spagna, profila particolari inversioni di rotta, data la linea di ferro di Copenhagen contro le entrate indesiderate di migranti. L’eurobarometro, del resto, misura che l’immigrazione è salita al secondo posto come preoccupazione dei cittadini comunitari, mentre era al settimo nel 2020.
Il Ppe mantiene l’egemonia politica sul Parlamento europeo
, anche se in costante calo, e soprattutto guida 13 dei 27 governi europei. Mentre S&D ormai da un decennio è in declino profondo. Dall’Ungheria di Orban alla Slovacchia di Fico e soprattutto l’Italia di Meloni, i governi a guida di destra hanno si sono autorevolmente insediati nel cuore del Continente, intrattenendo eccellenti rapporti col grande partito cristiano moderato. E la cosiddetta maggioranza Ursula, fondata sull’asse tra popolari del Ppe e socialisti S&D col supporto di liberali e Verdi, barcolla sempre di più sotto i colpi della destra. Cui ormai il Ppe guarda espressamente per blindare il secondo mandato di von der Leyen all’insegna di una politica sempre più restrittiva nei riguardi dei migranti e di revisione dell’agenda Green, per non dire delle sbrigative politiche di rilancio del settore difesa che entusiasmano soprattutto la Germania e gli altri Paesi dell’industria pesante dell’Est europeo.A margine del Consiglio i leader socialisti si sono ritrovati per una cena informale in un ristorante nel cuore di Bruxelles, a pochi passi da Mont des Arts. Insieme alla segretaria dem Elly Schlein erano presenti, tra gli altri, il premier spagnolo Pedro Sanchez, il discusso ex vicepresidente della Commissione europea e leader dei laburisti olandesi Frans Timmermans, la presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo Iratxe Garcia Perez. Un incontro riservato per fare il punto sulla prossimo agenda politica al culmine delle tensioni tra i Socialisti e la Commissione von der Leyen sui dossier green e, in prospettiva, sul voto di luglio al bilancio. Il ruolo della commissaria spagnola Teresa Ribeira Rodriguez, con incarico alla concorrenza e la transizione ecologica, sta del resto diventando dirimente nel rapporto tra socialisti e governo europeo.
La discussione sul bilancio e i finanziamenti può dunque diventare il vero nodo del contendere politico, dato che comprende tutta la politica europea. Anche se il capogruppo Ppe Manfred Weber continua a percorrere la via dell’avvicinamento a destra, probabilmente utile anche in chiave tedesca, facendo saltare il cosiddetto cordone sanitario.