Roma, 20 aprile 2025 – Un presidente frustrato da un negoziato più difficile del previsto e che adesso è in evidente difficoltà. L’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, diplomatico di lungo corso e consigliere scientifico dello Iai, spiega a che punto è il negoziato per la tregua in Ucraina.
Ambasciatore Nelli Feroci, secondo alcune voci di stampa, gli Usa sarebbero pronti a riconoscere la Crimea come russa. Qual è la sua lettura?
“Premesso che non ho modo di verificare la fondatezza di questa notizia, direi che per certi aspetti non mi sorprende. Quello che mi sorprende è il fatto che sia stata fatta filtrare o quanto meno resa nota pubblicamente. Ho due osservazioni in proposito. La prima è che potrebbe essere stata fatta per forzare la mano a Zelensky alla ricerca di qualche soluzione negoziale. La seconda è che questa indiscrezione è abbastanza coerente con le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’amministrazione Trump, che hanno fatto capire che il problema maggiore è proprio quello dei territori dell’Ucraina occupati dalla Federazione Russa”.

Putin ha dichiarato una tregua unilaterale di 30 ore. Che valore dare a questa scelta?
“Credo che l’interpretazione più plausibile sia il gesto di buona volontà nei confronti di un presidente americano che iniziava a spazientirsi, posto che ci si deve augurare che venga osservata”.
Trump ha fatto sapere di essere frustrato: è più arrabbiato con Putin o con Zelensky?
“Secondo me con Zelensky, lo ha detto anche pubblicamente. E ha anche fatto capire in più occasioni che la guerra in Ucraina non è certo la preoccupazione principale degli Stati Uniti”.
Cosa succede se gli Stati Uniti abbandonano davvero i negoziati?
“È una prospettiva molto inquietante. È nel carattere del personaggio che a un certo punto si stanchi di impegnare la sua amministrazione in una mediazione che risulta più difficile di quella che lui, forse ingenuamente, aveva immaginato all’inizio”.
Chi rischia di più?
“Se davvero Trump dovesse rinunciare a portare avanti questa mediazione, si rischia anche una sospensione degli aiuti all’Ucraina, soprattutto di quelli militari, con tutto il peso che a quel punto ricadrebbe sugli europei. Va però aggiunto che gli Stati Uniti rischiano un danno reputazionale a tirarsi indietro dopo non aver riportato risultati significativi”.
Trump ha detto che capirà fra pochi giorni se il Cremlino stia prendendo tempo o meno. Quale potrebbe essere l’orizzonte temporale?
“È molto difficile fare previsioni, anche perché ormai Trump ci ha abituato alla sua imprevedibilità. C’è da augurarsi che non prenda decisioni in un tempo troppo breve”.
Gli Usa, però, ambiscono anche a sfruttare le miniere ucraine. Possono davvero chiamarsi fuori?
“Questo accordo sui minerali strategici è quasi un oggetto misterioso di cui si parla da settimane. Ma di sicuro, se saltasse il negoziato, Zelensky non avrebbe nessun motivo per consentire a Trump di sfruttare le sue risorse più pregiate”.