Covid, in Cina farmaci razionati: anche l'ibuprofene introvabile. È ansia collettiva

Le versioni locali di Tylenol (paracetamolo) e Advil (ibuprofene) sono quasi impossibili da ottenere nelle farmacie di tutto il paese. Anche in India allerta per nuove varianti

Pechino, 22 dicembre 2022 - I contagi Covid in Cina continuano ad aumentare, ma le strutture sanitarie non sono preparate ad affrontare questo nuovo flusso di persone malate e anche i farmaci scarseggiano. C'è carenza anche dei medicinali più comuni, cioè quelli per curare o alleviare i sintomi influenzali. Come riporta Cnn, le versioni locali di Tylenol (paracetamolo) e Advil (ibuprofene) sono quasi impossibili da trovare nelle farmacie di tutto il paese, per questo vengono venduti in numeri limitati.

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Quindi la rabbia e la preoccupazione delle persone stanno aumentando anche perché faticano a curarsi da sole. Da una politica zero Covid, altamente restrittiva, ora il dietrofront di Pechino che lascia i suoi cittadini completamente in balia dell'ansia collettiva. Ma il panico può peggiorare le cose e scatenare la corsa all'acquisto di farmaci anche se ancora non servono. Per questo molti governi regionali hanno fatto ricorso al razionamento della quantità di medicine in vendita, proprio per provare a calmare gli acquisti.

Ciò non toglie che il grande paese asiatico stia affrontando una grande ondata di contagi, con file al pronto soccorso e morti, per cui ieri l'Oms ha lanciato un grido d'allarme. 

Pazienti Covid in ospedale nella città di Chongqing

I dati sui morti Covid e la richiesta di un'informazione trasparente

All'indomani delle preoccupazioni manifestate dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, per la situazione nel Paese asiatico, la Cina difende le modalità del rilascio delle proprie informazioni sulla situazione del Covid-19. "Sin dallo scoppio della pandemia, la Cina ha insistito nel rilasciare informazioni relative in maniera aperta, tempestiva e trasparente e ha informato l'Oms della situazione relativa", ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning.

Questa risposta cinese deriva dal fatto che ieri, il direttore generale dell'Oms aveva chiesto alla Cina di condividere i propri dati e di condurre gli studi richiesti dall'Oms, chiedendo a Pechino informazioni più dettagliate sulla gravità della situazione, sui ricoveri ospedalieri e sulle unità di terapia intensiva.

D'altronde la situazione sembra allarmante, con i contagi che aumentano in maniera esponenziale e si stanno diffondendo dalle città più grandi alle vaste aree rurali, e la carenza di medicinali. Ma Pechino da parte sua minimizza e assicura di non aver registrato decessi dovuti al virus dopo aver modificato i criteri di conteggio. Le autorità cinesi sostengono di aver registrato un totale di sette morti, tutti nella capitale, da quando è stato deciso di revocare la politica 'zero-Covid' ed eliminare molte delle restrizioni in vigore. Da ieri vengono considerati decessi dovuti al Covid solo quelli direttamente riconducibili a insufficienza respiratoria causata dal virus. 

India in allerta per nuove varianti in arrivo da Cina

Anche l'India è in allerta. La preoccupazione deriva dal potenziale arrivo di nuove varianti del coronavirus Sars-CoV-2 dalla confinante Cina. Il ministro della Sanità, Mansukh Mandaviya, ha invitato la popolazione a indossare le mascherine e a vaccinarsi. Mandaviya ha anche spiegato che le autorità inizieranno a condurre test in modo casuale sul 2% dei viaggiatori internazionali in arrivo negli aeroporti per cercare di monitorare il contagio.