Martedì 23 Aprile 2024

Coronavirus, Gsk e Sanofi alleate nella ricerca del vaccino

L’intervista a Rino Rappuoli: "Solo i colossi possono lavorare su scala mondiale". "Nella lotta al virus commessi molti errori. Tutti i Paesi hanno pensato che non fosse un problema"

Rino Rappuoli

Rino Rappuoli

Siena, 18 aprile 2020 - Rino Rappuoli, chief scientist di Gsk e padre di tanti vaccini innovativi, scommette sull’accordo tra giganti per battere il Coronavirus. "Ci vorrà più di un anno per avere il vaccino – è la sua tesi –, produrre centinaia di milioni di dosi per una campagna mondiale di vaccinazioni costerà miliardi. Ma è un prezzo più che vantaggioso, considerando che la pandemia è già costata al mondo dai 5 ai 6 mila miliardi di dollari".

Perché l’accordo tra Gsk e Sanofi può rappresentare la svolta nella lotta contro il virus?

"Perché sembra chiaro che dovremo imparare a convivere con questo virus, presente in 185 Paesi, per i prossimi anni. L’unico sistema per vincere la battaglia è la vaccinazione globale. Per questo non puoi produrre 5 o 50 milioni di dosi di vaccino, ne devi fare miliardi. Nessuna ditta al mondo ce la può fare da sola". 

Gsk e Sanofi possono farlo?

"Noi di Gsk abbiamo la capacità di produrre centinaia di milioni di dosi di adiuvante, registrato dopo 15 anni di ricerche. Sanofi fornirà l’antivirale giusto. Con le tecnologie di oggi non è complicato trovare l’antigene capace di battere il Covid-19, ci siamo già riusciti con Sars e Mers". 

Non temete di essere battuti in volata da società più agili, come quella di Pomezia?

"I ricercatori di Pomezia hanno fatto un gran bel lavoro, ma non potranno lavorare su scala mondiale. Oltre all’alleanza con Sanofi, noi abbiamo messo a disposizione il nostro adiuvante per tutte le società che stanno lavorando a un vaccino. C’è l’Università del Queensland, ci sono due aziende cinesi, Clover Biopharmaceuticals e Innovax Biotech, che lo stanno usando".

Big Pharma è diventata buona di colpo, non pensa ai profitti?

"La nostra strategia non è sviluppare un vaccino per guadagnare, ma aiutare lo sviluppo di tanti vaccini in continenti diversi, perché la combinazione tra tutte queste ricerche può portare ai vaccini necessari per il mondo. Spero che i cinesi pensino all’Asia, il Queensland all’Australia e noi al resto del mondo".

Ci vorrà un’autorità mondiale, come chiede Bill Gates, per la campagna planetaria?

"Non c’è un ente mondiale, l’Oms è in difficoltà, Trump l’ha costretta all’angolo. Saranno i Paesi singoli a implementare la vaccinazione, in Italia, in teoria, ci penseranno le Regioni".

Qual è stato l’errore più tragico in questa pandemia?

"La sottovalutazione della pericolosità del virus, un errore commesso da tanti Paesi. Prima la Cina a novembre, avrebbe potuto fermare i contagi a Wuhan. Poi l’Italia, dove il Covid ha girato per un mese indisturbato in Lombardia. Poi Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Stati Uniti. Ogni Paese pensava che fosse un problema degli altri, della Cina, dell’Italia. Salvo poi piangere per le migliaia di vittime".