Coronavirus, quartieri infetti e palazzi blindati. "Così vivo nella Shanghai assediata"

La giornalista Ambra: "Esco poco, evito le strade dove ci sono malati: una mappa sul cellulare ci avvisa"

Ambra Schillirò, 39enne blogger

Ambra Schillirò, 39enne blogger

Roma, 18 febbraio 2020 - "Ci sono stati due casi di coronavirus a 700 metri da casa mia, lo so perché lo dice la mappa del comune di Shanghai, che viene aggiornata continuamente. E così, quando esco per una passeggiata, giro ben al largo da quella strada". Ambra Schillirò, 38enne giornalista e imprenditrice a Shanghai fa i conti giorno per giorno con l’epidemia. "Il coronavirus è tra noi, ma non cediamo alla paura. A Shanghai o a Pechino – dice – non siamo a Wuhan. Tanti italiani che erano andati via per il capodanno cinese sono ritornati per lavorare. Mio cugino è rientrato due giorni fa. Siamo prudenti, ma convinti che viste le misure prese ne usciremo senza dover lasciare questo Paese"

Come si vive a Shanghai l’emergenza coronavirus?

"Ogni volta che usciamo di casa abbiamo l’obbligo della mascherina, e tutti lo rispettano. La chiusura delle città più infette è stata una misura opportuna anche se rigorosa. Ma del resto, qua a Shanghai siamo 26 milioni di abitanti, se non si prendono misure rigorose, il contagio non si ferma. L’altroieri hanno chiuso i ristoranti, che potranno fare solo consegne a domicilio e take away, ma la città comunque vive, pur se a passo ridotto. I trasporti pubblici continuano a funzionare. Anzi, se la scorsa settimana in metropolitana c’erano dieci persone per convoglio, oggi un amico mi diceva che ce ne erano dieci per carrozza. E anche il traffico è un po’ ripreso".

Come fate per fare gli acquisti indispensabili?

"Saranno cinque anni che non vado al supermercato, faccio tutto con una app. La differenza è che prima mi consegnavano alla porta dell’appartamento, ora alla porta del palazzo. Certo non puoi andare al ristorante, al cinema, in palestra, a teatro, ma ti abitui. Alcuni amici continuano ad avere qualche contatto sociale, ed escono la sera, ma io evito. Faccio un passeggiata attorno a casa e rientro".

Paura a passeggiare in città? 

"Ho la mascherina, non mi avvicino troppo a nessuno. Tutto sommato mi sento ragionevolmente sicura". 

Lei vive da sola?

"Con mio cugino, che è tornato da due giorni dall’Italia, visto che è stato in aeroporto, stiamo ad almeno due metri di distanza. È una quarantena autogestita. In più a lui, avendo viaggiato, il condominio chiede di misurarsi due volte al giorno la temperatura e di inviare un messaggio con la foto del termometro. E così fa. Nel nostro palazzo hanno anche messo al portone una serratura elettronica con chip che si apre solo ai condomini registrati. Vogliono evitare che entri gente di fuori".

Problemi impellenti?

"Le mascherine sono usa e getta, quindi ogni volta che esci ne ‘bruci’ una. Bisogna averne una scorta. E c’è anche un problema di mascherine contraffatte. Il governo ha riaperto le fabbriche che producono quelle vere e ha introdotto pene severissime, fino al carcere a vita, per chi produce o vende maschere taroccate. Noi italiani ci siamo attivati per i nostri connazionali. Io sono presidente dell’associazione siciliani in Cina e assieme al consolato di Shanghai e ad altre associazioni di italiani in Cina abbiamo lanciato un’iniziativa per farci spedire dall’Italia mascherine. È stato un successo. Entro pochi giorni ne riceveremo molte migliaia, grazie a tanti straordinari nostri concittadini e anche grazie allo spedizioniere Savino Del Bene, che le trasporterà in Cina gratis".