Coronavirus, perché in Germania si muore di meno che in Italia

La letalità è dello 0,3% contro l’8,3% italiano. Le autorità di Berlino: isoliamo i contagiati, li curiamo subito e la sanità non collassa

Coronavirus in Germania (Ansa)

Coronavirus in Germania (Ansa)

Roma, 20 marzo 2020 - La tempesta Coronavirus ha ormai investito in pieno l’Europa, ma i tassi di mortalità sono più bassi che in Italia. Molto più bassi in tutto il centro-nord Europa. Se in Italia il rapporto positivi/vittime è dell’8,3%, in Germania e Austria è dello 0,3%. In Germania i positivi sono 14.602, i morti 44. In Austria i positivi sono 2.013, i morti 6. La percentuale dello 0,3% non è irrealistica. È la metà di quanto registrato in Cina a fuori da Wuhan (3.8% di media, 5,8% a Wuhan, 0,7% nelle altre regioni).

E non è solo in Germania e Austria che il conto percentuale delle vittime è molto meno pesante che nel Belpaese. In Norvegia (1.755 positivi, 7 morti) la percentuale è dello 0,4%, in Danimarca dello 0,5%, in Svizzera poco superiore all’1%, in Belgio dell’1,2, in Francia del 3,4% e anche nella Spagna devastata dal Coronavirus è del 4,6% (ma del 7,3 nella regione di Madrid). Anche negli Stati Uniti la percentuale al momento è dell’1,5%, mentre in Gran Bretagna è del 5.1%, tanto, ma sempre meno di noi. Perché tanta differenza con l’Italia? Il problema non è quella della composizione per fasce di età della popolazione, che in altri paesi europei è simile alla nostra. 

Al ministero della Salute tedesco vogliono evitare polemiche e la spiegazione che ufficiosamente viene data non è che la sanità da loro è migliore e che ci sono molti più letti di terapia intensiva, ma che a loro avviso il numero dei contagiati in Italia è largamente sottostimato: probabilmente va più che raddoppiato. È come stimare i contagiati attuali nel nostro Paese in circa 90mila. Già solo questo dato abbasserebbe la mortalità a livelli spagnoli se non francesi. E poi in Germania si sono fatti da subito molti test diagnostici quando i numeri erano ancora piccoli ed era possibile largheggiare: se i casi sono 100 o 200 o anche 1.000 è possibile testare tutti quelli che sono venuti in contatto con loro negli ultimi giorni. Se diventano 40mila è quasi impossibile. Tra i vantaggi del test a tappeto c’è anche quello che i positivi possono essere messi subito i quarantena (riducendo il numero dei contagi che provocano), monitorati attentamente e se del caso ospedalizzati prima, con positivi effetti sulla prognosi. 

"Sin dall’inizio – ha detto il presidente del Koch Insitute, Lothar Wieler – abbiamo sistematicamente invitato i medici a fare i test. Il nostro sistema può processarne un gran numero e questo è stato utile per circoscrivere i focolai e ridurre la curva di crescita. Detto questo, i casi stanno aumentando anche da noi e per uscirne ci vorranno ancora molti mesi anche in Germania. Dove la percentuale di infettati potrebbe raggiungere i 10 milioni se non venissero prese misure di distanziamento sociale, come è invece avvenuto. La nostra politica di gestione dell’epidemia mira a spalmare gli infettati il più possibile nel tempo, quanti essi siano. E questo consente al sistema sanitario di gestire meglio i casi gravi, quelli che hanno bisogno della terapia intensiva, riducendo la mortalità globale".