Venerdì 19 Aprile 2024

Coronavirus, WWF: pandemia figlia anche della distruzione della natura

Rapporto dell'associazione: "Legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il pianeta e la situazione ambientale"

Foresta amazzonica (Dire)

Foresta amazzonica (Dire)

Roma 14 marzo 2020 - "L’unica certezza è che dietro la diffusione di questa nuova patologia si nasconde il commercio, spesso illegale, di animali selvatici vivi e di loro parti del corpo. Questa pratica è veicolo per vecchie e nuove zoonosi, ed aumenta il rischio di pandemie che possono avere grandissimi impatti sanitari, sociali ed economici su tutte le comunità coinvolte". A lanciare l’allarme è il WWF Italia che denuncia: "Esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta come il Covid 19 e le dimensioni epocali della perdita di natura". 

"Alla base dell’origine del nuovo coronavirus – osserva il nuovo report dal titolo ‘Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi - c’è infatti il fenomeno dello ‘spillover’, o “salto interspecifico”, il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, in questo caso da animale a uomo. Fra i più probabili serbatoi del virus SARS-CoV-2 ci sono alcune specie di chirotteri (pipistrelli), ma rimane aperta anche l’ipotesi che a facilitarne la diffusione come 'ospiti intermedi' siano stati i pangolini. Questi piccoli mammiferi insettivori, le cui 8 specie esistenti sono tutte a rischio estinzione secondo la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, sono gli animali più contrabbandati al mondo per via delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie, ma anche per la loro carne". 

"È ormai assodato  – prosegue il WWF – che gli ecosistemi naturali, che si tratti di foreste temperate o tropicali, di bacini fluviali o di zone umide costiere, di praterie o di torbiere, hanno un ruolo cruciale nel sostenere e alimentare la vita, compresa quella della nostra specie. Recentemente approfondite ricerche hanno messo in relazione il ruolo importante dell’alterazione degli ecosistemi sulla nascita e diffusione di malattie infettive come le zoonosi. Gli scienziati di tutto il mondo sono consapevoli che tra le cause della diffusione di malattie infettive emergenti, come Ebola, febbre emorragica di Marburg, Sars, Mers, febbre della Rift Valley, Zika e molte altre ancora, vi siano fattori importanti come la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in generale la distruzione della biodiversità".

Il rischio è alto specialmente per le foreste. «I cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali  come le foreste tropicali – scrive il WWF – sono considerati responsabili di almeno la metà delle zoonosi emergenti. In questi ecosistemi si ritiene vivano milioni di specie in gran parte sconosciute alla scienza. Tra questi milioni di specie ignote ci sono virus, batteri, funghi e molti altri organismi, molti dei quali parassiti. Ebola, Marburg, Lassa, il vaiolo delle scimmie, e il precursore dell’HIV sono un campione minuscolo della miriade di altri virus non ancora scoperti. I virus, soprattutto quelli il cui genoma è costituito da RNA, essendo facilmente soggetti a mutazioni, si adattano bene e velocemente alle nuove condizioni e a nuovi ospiti. La distruzione delle foreste può quindi esporre l’uomo a nuove forme di contatto con microbi e con specie selvatiche che li ospitano. E’ comprovato che il contatto con specie selvatiche come pipistrelli, civette delle palme, scimmie e altri animali (prevalentemente uccelli e  mammiferi) può portare all’insorgere e contribuire alla diffusione di gravi zoonosi. Non a caso le ricorrenti esplosioni di epidemie di Ebola sono spesso collegate al consumo di bushmeat contaminata (carne di scimmie)». Il virus della SARS - che nel 2002 - 2003 ha causato più di 800 morti ed è costato più di 80 miliardi di dollari a livello globale - è emerso dai pipistrelli, è passato alle civette delle palme (un mammifero viverride) e, in ultima analisi, ha infettato le per sone nei mercati di animali vivi della Cina meridionale. Ugualmente, come abbiamo visto, si sospetta che questa epidemia di Coronavirus sia scoppiata in uno dei tanti mercati cinese, dove vendono animali selvatici tra cui i pipistrelli frugivori e altre specie selvatiche. 

La ricchezza e l’abbondanza di specie (due componenti importanti della biodiversità) possono contrastare la diffusione di malattie in diversi modi. Tra questi, l’effetto di diluizione è quello più studiato e conosciuto. L’effetto "diluizione" descrive come in un ecosistema con una ricca comunità di potenziali ospiti (animali in cui un virus o un altro organismo si possono riprodurre), un agente patogeno ha una minore probabilità di trovare un ospite in cui possa facilmente moltiplicarsi e da cui possa diffondersi utilizzando un altro animale vettore. In uno scenario ricco di animali diversi è più facile che l’organismo patogeno capiti su una specie non adatta che funzionerà da “trappola ecologica” per l’organismo patogeno o per il suo vettore. In condizioni di bassa biodiversità tendono a prevalere poche specie abbondanti , che divengono quindi più esposte a contrarre e diffondere le infezioni. L’ “effetto coevoluzione” è invece un a evidenza sempre più forte. Alcuni ricercatori si sono posti la domanda da dove vengano i tanti nuovi organismi patogeni che oggi mettono a rischio la nostra salute. La risposta, oggetto di recenti ricerche, è che quando distruggiamo gli habitat, i frammenti di foresta rimanenti agiscano come isole, dove i microbi e gli animali che li ospitano subiscono una rapida diversificazione, aumentando in questo modo la probabilità che uno o più di questi microbi possano riuscire a infettare l’uomo, diffondendosi e creando epidemie. 

"Purtroppo – conclude il WWF – è ormai evidente che l'impatto crescente dell’uomo su ecosistemi e specie selvatiche, amplificato dagli effetti dei cambiamenti climatici, aumenta la nostra esposizione a rischi come quelli che stiamo vivendo con l’emergenza del Coronavirus: è  quindi fondamentale agire subito per fermare la perdita di natura che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi 50 anni". Evitare il ripetersi di epidemie come quella che stiamo vivendo dipende non dalla fortuna che avremo, non dal caso, ma da noi e dalle nostre scelte.